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Forza Nord non ha ancora una faccia ma può valere milioni di voti

Più i partiti stanno con Monti a prescindere, più c'è spazio per l'opposizione al montismo. Manca solo un leader

Giulio Bucchi
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di Martino Cervo Ogni partito, movimento, esponente politico che ponga a unico punto programmatico della sua proposta la permanenza di Mario Monti a palazzo Chigi dopo il voto, allarga di qualche centimetro un'autostrada. È l'autostrada politica di un'alleanza che faccia una campagna elettorale non tanto contro il Professore (anzi, potrebbe essere comunque lui il premier, alla fine...), quanto a difesa dei già ridotti spazi di autonomia politica. È un curioso paradosso che a patrocinare la rinuncia totale a proporre un candidato in grado di prendere voti con una normale dinamica di rappresentanza siano gli stessi partiti (Udc e Fli su tutti) che hanno speso gli ultimi anni a contestare l'assenza di vera politica negli altri schieramenti. Resta l'effetto: più spazio per una proposta la cui pars destruens è chiara: il problema è a chi affidare quella construens, dal momento che la credibilità dei possibili interpreti appare quantomeno intaccata. Quando, pochi giorni fa, Berlusconi ha parlato dell'Euro come «imbroglio» per l'assenza di una vera banca centrale, ha rimproverato a Monti la scure sulla crescita, ha collegato gli spread a fattori strutturali sganciati dai dati economici dei singoli Paesi e ha contestato il fiscal compact. Ma era difficile non ricordare che in Parlamento il Pdl ha votato più o meno compatto tanto il salva-Italia quanto il fiscal compact medesimo. Leggi l'articolo integrale di Martino Cervo su Libero in edicola oggi, martedì 2 ottobre

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