Riforme: Maria Elena Boschi contestata, il voto slitta a domani
"Il tempo delle trattative è finito". Evidentemente non si preoccupa di alcun ostruzionismo il ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi. Ostruzionismo che però in mattinata si palesa quasi subito, anche se in forma verbale. Nell'aula del Senato, dove si è svolta la discussione con gli interventi dei relatori Finocchiaro, Calderoli e dello stesso ministro Boschi le contestazioni al discorso introduttivo della "renzina" non si sono fatte attendere. Lei provoca un po' la platea grillina: "Non c'e niente di autoritario nel superamento del bicameralismo perfetto, non c'è niente di autoritario nella riforma del Titolo V". Ma quando cita Fanfani i pentastellati non ci vedono più: "Le bugie in politica non servono" tuona lei. I grillini allora cominciano a fischiare sonoramente la deputata Pd, che in affanno, prova, non senza esitazioni a portare a temine il concetto. Le mosse - Intanto a sorpresa arriva l'apertura della relatrice Anna Finocchiaro su alcune modifiche: "Ci sono alcuni punti che meritano un approfondimento. Innanzitutto gli istituti di democrazia diretta come i referendum e le leggi di iniziativa popolare; il ruolo del Senato nel rapporto con la legislazione europea; il bilancio e le nomine a cominciare da quella del presidente della Repubblica". Il voto su emendamenti slitta a domani, bocciate prerogative M5s-Sel. Ma ora si inizia a fare sul serio al Senato. Tra dissidenti, frondisti e malpancisti il cammino del disegno di legge si annuncia tutt'altro che tranquillo. L'Aula ha già respinto la richiesta di M5S e Sel di sospendere l'esame delle riforme costituzionali e tornare in Prima commissione per un ulteriore approfondimento. Solo sui primi due articoli del ddl Boschi sono stati presentati 4500 emendamenti, i più delicati perchè riguardano la funzione, la composizione e l'elezione del nuovo Senato. Toccherà al presidente Pietro Grasso annunciare all'Aula quanti di questi sono stati dichiarati ammissibili e dunque verranno posti in votazione. La battaglia parlamentare è solo all'inizio