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De Bortoli e il Renzi "massone". Bisignani: "Cerca un posto di lavoro". Il Gran Maestro: "Ci fa gli auguri anche Napolitano..."

Giulio Bucchi
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L'editoriale di Ferruccio De Bortoli contro Matteo Renzi rischia di diventare un boomerang per il direttore uscente del Corriere della Sera. La sparata sul governo di Matteo circondato da "un odore stantio di Massoneria" ha fatto rumore. Un po' perché l'attacco frontale all'esecutivo è risuonato inatteso, quasi fulmine a ciel sereno nonostante gli evidenti scricchiolii sotto la poltrona di Renzi, i numeri drammatici che inchiodano l'Italia e le frecciate di molti economisti ed editorialisti, anche del Corriere. Ma così, no. I fendenti di De Bortoli ad alcuni, i più maliziosi, hanno fatto venire in mente quei messaggi cifrati, quei "pizzini" di cui dipendono da sempre i Palazzi italiani, Chigi in testa. Insomma, un avvertimento bello e buono inviato da via Solferino al premier, con mittente nascosto: i salotti buoni, quelli dei poteri forti. Se non che poche ore dopo Sergio Marchionne, amministratore delegato di quella Fiat che fa capo a John Elkann, cioè l'editore di riferimento del Corsera, ha sconfessato di fatto De Bortoli professando la propria fede assoluta nell'operato di Matteo, non senza toni sprezzanti nei confronti del quotidianone e del suo direttore. E allora, come la mettiamo? La versione di Bisignani - Uno che di massoneria se ne intende, Luigi Bisignani, dalle colonne del Tempo legge a modo suo l'intera vicenda, legandola più che a trame oscure alla situazione personale di De Bortoli. Il suo editoriale di fuoco è stato dettato da "un impeto di orgoglio. L'articolo che ha scritto è una prova di forza e di grande vitalità dopo un'estate non esaltante, con momenti per lui anche difficili". De Bortoli come Montanelli, insomma: in difficoltà, traballante, tira fuori l'asso per provare a ribaltare la propria sorte. "Forse sta cercando un altro posto di lavoro e pensa che Renzi non potrà portarlo né alla Rai né a fare il sindaco di Milano - la butta lì Bisignani -. Gli resta sempre un ottimo rapporto con Carlo De Benedetti che non mi pare sia in sintonia con l'azione del premier". Insomma, "il suo attacco al premier è un fatto personale" e un tentativo di "riavvicinarsi alla redazione che in questo momento ricorda un po' la Libia, piena di faide che si confrontano senza una direzione". Nell'editoriale di De Bortoli Bisignani non vede però segnali di fumo di quel che sta per accadere, magari un Renzi indebolito cui il Corriere tenta di dare l'ultima spallata per fare posto al tandem "tecnico" Visco-Draghi a guidare l'Italia (con cabina di regina divisa tra Bankitalia e Francoforte): "Io non ci credo. Penso che siano soltanto voci. Anzi sono certo che ci porterà presto al voto e vincerà alla grande". Quella soffiata su Napolitano - Risultato: la stilettata di Ferruccio "dà un bel vantaggio al premier che in questo modo può dimostrare che sta lottando contro (presunti) poteri forti per cambiare il nostro Paese: i politici, i magistrati, ora anche il Corriere. Invece a Napolitano non sarà piaciuto". Su questo punto, Bisignani sorvola. Un aiuto all'interpretazione lo può dare la lettera inviata proprio al Corriere da Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. Nemmeno a lui le parole di De Bortoli sono piaciute, tanto da sottolineare come la Massoneria citata genericamente dal direttore sia in realtà "un nobile ordine che merita rispetto e che riceve telegrammi e attestati di stima ufficiali, in occasione delle sue annuali ricorrenze, da parte delle massime cariche istituzionali, presidente della Repubblica in testa". Chi di pizzino ferisce, di pizzino perisce?

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