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Pd verso la scissione: i dissidenti valgono il 10 per cento

Eliana Giusto
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"La scissione è in atto, secondo Stefano Fassina, "il rischio c'è" dice Matteo Orfini e per Gianni Cuperlo "se il Pd diventa quello di chi dice che bisogna mettere dei paletti al diritto di sciopero, il Pd non esiste più. E la sinistra è di fronte a una prova decisiva". Ma se davvero il Partito democratico si spaccasse, quanto varrebbe la cosiddetta vecchia guardia, la sinistra del Pd? Quanti consensi avrebbero i dissidenti?  I sondaggisti, riporta il Giornale, sono tutti d'accordo: varrebbe il dieci per cento. "Il partito della sinistra Pd potrebbe arrivare all'8-10%", spiega Nicola Piepoli, "i problemi versi sono due: al momento non hanno un leader e si fatica a vederne. E poi la base del Pd non vuole scissioni". Stessa stima per Demos di Ilvo Diamanti che però ci arriva rilevando il gradimento per la Cgil: il 25 per cento degli elettori Pd sono infatti vicini al sindacato della Camusso. Se si prende come base il 40% del Pd alle Europee significa che quest'area vale un quarto di questa percentuale, il 10% appunto.  Di certo gli scissionisti, vedi anche l'esempio di Sel, non andrebbero molto lontano e, soprattutto non sarebbero autosufficienti. Difficile vederli insieme ai grillini o ad altri alleati, eppure Massimo D'Alema sarebbe già al lavoro. Avrebbe incontrato un esponente della sinistra radicale, e avrebbe le coperture finanziarie, ovvero i soldi delle fondazioni-cassaforti degli ex Ds, custodite dall'antirenziano tesoriere Ugo Sposetti. Il leader? Pare piaccia molto Nicola Zingaretti, governatore del Lazio...

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