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La finta guerra Monti-Bersaniper spingere il Prof al 20%e far fuori Vendola

Matteo Legnani
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  Altro che liti, altro che attacchi. Quello tra Bersani e Monti è uno scontro farlocco. Una recita servita agli elettori. E a dirlo non sono un Berlusconi o un Maroni. Ma il partito Repubblica nell'edizione di oggi. Scrive il quotidiano diretto da Ezio Mauro che i due alzano il tono del confronto con due obiettivi veri: oscurare Berlusconi, trasformando la campagna elettorale in una competizione tra il centro e il Pd; e far fuori Vendola dopo il voto. L'obiettivo del premier uscente e dei suoi spin doctor è il 20% delle preferenze (oggi la lista del prof è appena sotto il 10 e la coalizione con Casini e Monti intorno al 15. Lo avrebbe detto, riferisce repubblica, lo stesso Prof ai suoi in una riunione al suo quartier generale: "Dobbiamo arrivare al 20% per rendere Vendola non necessario. Poi, può accadere di tutto". Insomma, un conto è presentarsi al Pd con un progetto arenato tra il 12 e il 15%, un altro veleggiare sopra il 18%. "Noi - conferma il consigliere del premier Andrea Romano - vogliamo diventare il baricentro riformatore della prossima legislatura. Bersani dice che non si separerà mai da Vendola? vedremo. Sulle riforme necessarie al paese vedremo chi ci starà e chi no". Poi c'è la questione della collocazione del Prof un minuto dopo aver conosciuto il risultato del voto. Monti, fino a poche settimane fa, escludeva categforicamente di voler entrare in un esecutivo a guida Bersani, ma ora nessuna ipotesi verrebbe esclusa, con la Farnesina o l'Economia tra i due dicasteri che Monti sarebbe disposto ad accettare. E il premier uscente, negli ultimi giorni, avrebbe anche ammorbidito il suo rifiuto a salire al Colle, passando dal "no" a un "dipende da altri, non da me". nel quadro di un'intesa post elettorale, l'eventuale elezione di Monti a capo dello Stato potrebbe essere il suggello finale alla "grande coalizione" prospettata ieri nelle stanze dei montiani. Se poi il Prof dovesse tirare troppo la  corda, Bersani starebbe già guardando a Casini, che grazie al gioco delle candidature multiple riuscirà a far eleggere al Senato almeno una decina di suoi uomini. Abbastanza per far a meno tanto di Vendola quanto di Monti.  

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