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D'Alema, i fedelissimi pronti a mollare il Pd: "Restare nel partito sarebbe da deficienti"

Nicoletta Orlandi Posti
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I fedelissimi di Massimo D'Alema aspettano solo il segnale di Baffino: dopodiché del Pd che conosciamo ora non resterà traccia. La scissione è dietro l'angolo, ma l'ex presidente del Consiglio aspetta l'elezione del Presidente della Repubblica prima di muoversi e nel frattempo ovviamente tace. Ma parlano i suoi, anche se nascosti dall'anonimato. "Se davvero si arrivasse a un capo dello Stato frutto di un accordo tra Renzi e Berlusconi con l'esclusione della minoranza Pd sarebbe davvero la fine di tutto", dice un ex ministro a Francesco Ghidetti del Giorno. "Come potrebbe mai tollerare una cosa del genere?". "Stiamo pensando a qualcosa che guardi al futuro", ammette uno del suo entourage. "Magari potremmo fondare il Pci", ironizza. Ma neanche tanto alla luce delle lodi che pubblicamente ha tessuto per Alexis Tsipras e alla sua lista che ai tempi delle Europee definiva "sfasciacarrozze". Rottura evidente - Con sé D'Alema porterebbe via dal Pd parecchi sostenitori, dentro e fuori il Palazzo. "Se si muove lui li muoviamo tutti", puntualizza un fedelissimo che fa notare come Baffino, al di là delle apparenze, la sua leadership gode ancora di buona stampa tra militanti e simpatizzanti. Certo, Matteo Renzi, non sembra far nulla per recuperare consensi tra i dissidenti. "Quanto ci ha detto 'fate un po' come vi pare' a proposito del Quirinale", si lamenta un antirenziano, "ha davvero raggiunto il limite". "E poi, diciamo la verità", gli fa eco un altro ribelle, "restare in un partito dove già contiamo poco sarebbe da deficienti".

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