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Il Pd perde pezzi: dopo Pippo Civati molla anche Stefano Fassina?

Nicoletta Orlandi Posti
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Il Pd renziano fa spallucce all'addio di Pippo Civati, ma quello che ha innescato il dissidente rosso è tutt'altro che rassicurante per la maggioranza dem. Lo dimostra l'hastag del presidente del partito, Matteo Orfini, #pipporipensaci, che stride con le parole del vicesegretario Lorenzo Guerini "Sono dispiaciuto, ma era una decisione preannunciata da tempo. Non sono impensierito e non credo che la minoranza lo seguirà". A seguire Civati invece potrebbero essere diversi. A cominciare da Stefano Fassina che qualche giorno fa era in piazza con i prof e con gli studenti a protestare contro la riforma Giannini. "Se ci fossero le elezioni ora, non mi ricandiderei nel Pd", aveva detto mentre sfilava contro il governo di cui fa parte. Non solo: "Questo non è il Pd per il quale abbiamo lavorato in questi anni", tuonava rispondendo a chi gli chiedeva se si ricandiderà alle prossime elezioni con il Pd un secco "no". "Si può fare politica in tanti modi, non bisogna stare in Parlamento. Potrei tornare a fare il mio lavoro", spiegava amareggiato. Fassina insomma pronto all'addio. Ma c'è anche Stefano D' Attorre, che avverte: "Nelle prossime settimane dovremo capire se è possibile evitare il divorzio tra la sinistra e il Pd. Se non sarà possibile, inevitabilmente la sinistra migrerà altrove".

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