Giorgia Meloni massacrata a destra, lei risponde: Fini, Storace e Alemanno demoliti
"Gente senza voti". Tre parole per demolire chi, ex mentore o semplice compagno di lotta e di partito, da giorni sta cercando di farla fuori politicamente. Giorgia Meloni non ci sta e contrattacca. Dato singolare, o forse non così tanto: i più cattivi con lei non sono Giachetti, Marchini o la Raggi, gli altri candidati sindaco di Roma, e nemmeno Silvio Berlusconi che l'ha di fatto lasciata sola, convergendo su Alfio. No, i più cattivi sono proprio quelli di destra, una destra che nella Capitale si è sbrindellata, frammentata in correnti e candidati più o meno credibili. Una destra però trasversale, che va da quella ultra di CasaPound a quella light degli ex An oggi stabilmente in Forza Italia (e dunque con Marchini). Fini nemico giurato - La lista è lunga e l'ha compilata Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera. La Meloni viene definita nell'ordine "presuntuosa", "arrogante", "irriconoscente", "ipocrita", "furbetta", "cinica". Era partito da lontanissimo Gianfranco Fini, che in tempi non sospetti l'aveva bastonata così: "Giorgia è una ragazzina che s' è montata la testa. Senza gratitudine. Si ricordi in ragione di cosa arrivò giovanissima a fare il ministro con Berlusconi. Politicamente non è cresciuta neppure un po'". E ancora: "Ha commesso grossolani errori di valutazione: e quando ha capito che Storace le stava togliendo i voti della destra identitaria, s'è candidata per disperazione". "Valletta di Salvini" - Parole, peraltro, che non sono piaciute a Maurizio Gasparri: "Farebbe meglio a starsene zitto, muto. Ha distrutto il cammino politico di una generazione, ha sbagliato ogni mossa. Con la Meloni ce la vediamo noi, lui taccia: che se continua a rilasciare interviste in favore di Marchini, ci giochiamo pure Marchini". Gasparri non è tenero con Giorgia: "Si è candidata per misera convenienza. Ha deciso di presidiare i voti che il suo partito racimola a Roma. E, per fare questo, s'è ridotta a fare la valletta di Salvini"). I duri e puri - Lo è ancor meno Francesco Storace: "Sono rimasto a destra per fare politica sul territorio. In Parlamento sono stato otto anni, mentre la Meloni, giovane com'è, sta lì già da dieci. Io ho fatto il ministro un anno, la Meloni quasi quattro, come Mastella. Feci paginate, sul mio quotidiano, Il Giornale d'Italia, per dire che sarebbe stata la leader ideale della destra italiana. Ma, evidentemente, mi sbagliavo". E pure l'ex sindaco Gianni Alemanno picchia duro: "Giorgia va in giro a dire che non mi conosce e che con la mia amministrazione non ha avuto niente a che fare: mi viene da ridere. Perché no, dico: nelle sue liste ci sono uomini che hanno avuto ruoli di assoluto rilievo con me. Se ne è accorta o sono stati inseriti a sua insaputa?". "Guardoni della destra altrui" - La risposta della leader di Fratelli d'Italia? Un tornado. "L'ostilità nei miei confronti nasce dal fatto che ciascuno di loro rivendica un ruolo di peso a destra. Generali con grandi pennacchi, solo che servono anche gli eserciti - riporta il Corriere -. Molti di questi presunti generali non hanno più seguito elettorale. Non è colpa mia". Prosegue: "Storace, Fini e Alemanno in queste ore stanno trattando con Marchini, il candidato appoggiato da Berlusconi. Questo la dice lunga sul fatto che la loro destra non è la mia". Ultima pennellata: "Dico a tutti e tre: non preoccupatevi di cosa faccio io. Candidatevi, metteteci la faccia e dimostrate di avere consenso. Invece di fare i guardoni della destra altrui".