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Ferrara: "Silvio farò l'ayatollah"

Giuliano Ferrara

L'Elefantino immagina l'attività politica del Cav nel caso in cui la Cassazione lo stangasse: "Nel salottino, in tutina blu, a telefonare..."

Andrea Tempestini
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Un'intervista "fuori casa", per Giuliano Ferrara. Il punto sul Pdl e, soprattutto, sul futuro di Silvio Berlusconi, l'Elefantino lo fa con il Fatto Quotidiano. E apre con una battuta sferzante sugli azzurri: "Falchi, colombe e polli. Nel cortile di Berlusconi ci sono molti polli, tanti galli che cantano". Falchi e colombe... - Sul Cav, Ferrara spiega: "E' come Garibaldi, ha fatto un sacco di pasticci. Non a caso si dice alla garibaldina". Il direttore del Foglio sottolinea poi come il Cav "ha sentito tutti, poi ha deciso. Per lui la pacificazione è un evento epocale", spiega riferendosi al futuro del governo". E i falchi, che faranno? "Falchi e colombe - prosegue Ferrara - continueranno a levarsi in volo. Noi del giro di Berlusconi diciamo sempre querllo che pensiamo. Lui lascia correre, sente tutti, verifica e poi tira una linea". Ayatollah - Ovviamente si parla anche di giustizia e dell'incombente pronuncia della Cassazione su Mediaset: "E' vero che ha paura, come qualunque imputato". E se venisse condannato? "Vorrà dire che recupererà la sua vita privata, che la politica gli aveva tolto". Quindi Ferrara si produce in una particolare similitudine: "Lei sa dov'è Qom?", chiede all'intervistatore. Sì, è in Iran. L'Elefantino riprende: "E' la città santa dei teologi. Sono loro che comandano, nei palazzi di Teheran ci sono solo pupazzi". Ecco sciolta la similitudine: "Senza un seggio senatoriale e senza la libertà personale, Berlusconi farà l'ayatollah. Lo vedo - s'immagina l'Elefantino - nel salottino, in tuta blu, a fare telefonate, prendere appunti, costruire il consenso elettorale...". Il consiglio - Per Ferrara, insomma, anche in caso di condanna Berlusconi continuerà a fare politica dal suo "sacro palazzo", magari la villa di Arcore. Eppure il direttore del Foglio seguirebbe altri percorsi. "Io che faccio distinziaone tra legalità e giustizia - sottolinea - suggerisco sempre all'imputato di andare all'estero". Un po' come Craxi, insomma. "Esatto. Ma non faccio l'indovino - aggiunge -, non so cosa accadrà. In ogni caso mi pare più probabile la soluzione dell'ayatollah...".

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