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Renzi: "Non voglio far cadere il governo, ma Alfano è indegno"

Matteo Legnani
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Il D-day sarà venerdì, quando al Senato si voterà la mozione di sfiducia al ministro dell'Interno Angelino Alfano per la vicenda dell'espulsione di moglie e figlia del miliardario dissidente kazako Ablyazov. Sel e 5 Stelle hanno già fatto sapere che la voteranno. Il Pd, ufficialmente no. Ma il gelo con cui ieri, martedì 16 luglio, il partito di Guglielmo Epifani ha accolto la ricostruzione effettuata dal vicepremier alle Camere, fa pensare che tra 48 ore qualche "cane sciolto" democratico possa votare contro il braccio destro di Enrico Letta.  Presa di posizione - Anche perchè ieri Matteo Renzi ha lanciato una nuova sfida al suo partito e alle larghe intese, chiedendo formalmente al premier Letta di prendere posizione e dire se la versione dei fatti fornita da Alfano lo abbia convinto oppure no. "Sia il presidente del Consiglio dei ministri a valutare quel che è successo e prendere posizione a riguardo" ha detto il rottamatore. "Perchè la posta in gioco è la credibilità del Paese". Frasi che se aggiunte a quella pronunciata l'altroieri dallo stesso sindaco di Firenze fanno pensare quale sia l'obiettivo di Renzi: "Non credo - ha detto - che il governo Letta durerà molto". Lo scontro - Oggi, mercoledì 18 luglio, lo scontro nel Pd e le tensioni nel governo sono schizzate alle stelle. A rincarare la dose sono il vicecapogruppo del Pd a Palazzo Madama, Stefano Lepri, e altri 12 senatori vicini a Renzi. Non hanno dubbi: Alfano si deve dimettere. In una nota congiunta scrivono: "Chiederemo al Pd, nella riunione dei gruppi domani, di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro". Il fronte di chi vuole far fuori il ministro dell'Interno si fa di ora in ora più folto, il governo rischia. Da par suo il premier, Enrico Letta, da Downing Street a Londra dove ha incontrato l'omologo britannico David Cameron spiega: "Ho letto attentamente la relazione che abbiamo chiesto al prefetto Pansa, da cui emerge l'estraneità di Alfano dalla vicenda. Fin dall'inzio ho scelto una linea di massima trasparenza". Poi su Renzi: "Nessun problema con lui". "Alfano indegno" - In serata ecco il nuovo intervento di Renzi, che picchia durissimo contro Alfano. Riferendosi alle dimissioni di Procaccini e alle altre teste che rischiano di saltare per l'affare kazako, spara: "E' indegno scaricare tutto sulle forze dell'ordine". Poi però il rottamatore finge di voler tirare indietro la mano. Non ci sta a passare per l'accoltellatore di Letta e nega con forza (come potrebbe essere altrimenti?) di voler far cadere il governo: "Dicono che tutta questa vicenda nasca dalla mia ansia di far cadere il governo. Ma la realtà dei fatti è che io non ho alcun interesse a far saltare il Governo Letta''. Il riferimento è alla mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'Interno Alfano. Come noto, i renziani sono in prima fila nel chiedere le dimissioni, insieme a Sel e M5s Renziani con Sel e M5s- Letta dice che non ci sono problemi. I problemi, però, esistono eccome. I fedelissimi del rottamatore infatti non mollano. Così i firmatari della lettera ribadiscono: "Il passo indietro di Alfano serve per restituire al governo, la necessaria credibilità sul piano internazionale e nazionale". A sostenerlo con il vicecapogruppo Lepri sono i senatori Roberto Cociancich, Andrea Marcucci, Rosa Maria Di Giorgi, Laura Cantini, Stefano Collina, Vincenzo Cuomo, Isabella De Monte, Mauro Del Barba, Nicoletta Favero, Nadia Ginetti, Mario Morgoni e Venera Padua. La "squadra" aggiunge: "La leggerezza che ha portato alla consegna della signora Shalabayeva e di sua figlia alle autorità di un Paese autoritario non è ammissibile. Siamo preoccupati per la loro sorte e per l'immagine che abbiamo dato al mondo, ovvero quella di uno Stato dove si possono calpestare i diritti umani, ad insaputa del governo. Inoltre il precedente che ha portato al passo indietro di Josefa Idem rende le dimissioni di Alfano scontate. Il Pd le chieda ufficialmente, senza incomprensibili timori reverenziali".  Anche Cuperlo e Finocchiaro contro Alfano (e Letta) - Ai renziani si aggiunge la solita compagnia di giro, formata da civatiani e prodiani, che da mesi tramano per far cadere Letta e consegnarsi ai grillini. Ma stavolta non sono i soli. Il candidato di D'Alema alla segretaria del Pd, Gianni Cuperlo, dopo aver definito "insoddisfacenti" le parole di Alfano alle camere, ne ha chiesto le dimissioni: "Penso che potrebbe essere un atto di grande sensibilità istituzionale e politica e di grande responsabilità se, a fronte degli eventi di questi giorni, il ministro Alfano rimettesse le sue deleghe e il suo mandato nelle mani del Presidente del Consiglio". A sorpresa, a prendere una posizione netta contro Alfanno è la capogruppo del Pd al Senato Angela Finocchiaro, che in un post sul proprio sito ha scritto: "sarebbe un atto di responsabilità istituzionale se il ministro Alfano rimettesse la sua delega nelle mani del presidente del Consiglio". Il congresso - Ma a rendere il contesto così esplosivo non sono soltanto le tensioni sul dissidente kazako e le pulsioni di Renzi, scatenato nella sua corsa verso Palazzo Chigi. Sotto c'è anche altro: le pressioni che ormai da settimane il sindaco di Firenze sta rivolgendo sul Pd e sul segretario Epifani affinchè il congresso sia fissato per l'autunno e, in ogni caso, entro il 2013. Non dimenticando che a tirare fuori tutta la vicenda Ablyazov fu proprio il renziano Giachetti. Difficile, dunque, mettere la mano sul fuoco per quel che i renziani decideranno di fare venerdì in occasione del voto di sfiducia. Una ipotesi che si sta affacciando (tramite, magari, una apposita mozione targata Pd) è anche quella che la presenza di Alfano nel governo venga salvata a livello di vicepremierato, col Viminale che potrebbe passare in altre mani per "placare" tanto gli uomini di Renzi nel Pd quanto i "falchi" all'interno del Pdl che sognano la fine dell'era-Letta.

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