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Pdl in difesa di Berlusconi: "Se lo condannano può succedere di tutto"

Gelmini, Biancofiore e Brunetta

Santanchè e Biancofiore sul piede di guerra. La Gelmini più cauta, ma scettica. Gasparri difende Silvio, Cicchitto si appella alle toghe

Andrea Tempestini
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Mancano due giorni alla sentenza della Cassazione nel caso Mediaset. Quarantotto ore e si deciderà il futuro di Silvio Berlusconi. Il Pdl si schiera, compatto, in difesa del leader. I toni rimangono cauti, l'attesa è calma, scandita dall'ottimismo e dalla linea battagliera del Cav, che al direttore di Libero, Maurizio Belpietro, spiega: "Se mi condannano voglio andare in galera". Gli azzurri confidano nel fatto che la suprema corte riveda le decisioni prese nei precedenti gradi di giudizio, ma lo scenario della condanna non può essere escluso. All'attacco - Non ha dubbi Michaela Biancofiore: "In caso di condanna di Silvio Berlusconi, le dimissioni del Pdl non saranno solo dal governo, ma saranno di tutti i parlamentari Pdl. Lo abbiamo deciso in assemblea di gruppo, tutti d'accordo. Noi tutti siamo quel che siamo grazie a Berlusconi e gliene siamo grati. Le mie da sottosegretario sono pronte, come quelle dei ministri, se andasse male. Ma non ce ne sarà bisogno". Poi un'altra dura e pura, Daniela Santanchè, che parla di "giudizio universale" e poi aggiunge: "Se fino ad ora il presidente Berlusconi ha dato la linea della responsabilità, del silenzio, del rispetto, da dopo il 30 luglio tutto ciò non potrebbe non valere più per quegli oltre 10 milioni di italiani che certamente non rimarranno in silenzio se si verificasse questo attentato alla democrazia". "Rimango pessimista" - "La storia di questi vent'anni di accanimento giudiziario ai danni di Silvio Berlusconi - continua la Santanchè - ha sinora dimostrato che per il leader del più grande partito di centrodestra la giustizia non c'è. Pertanto sono e rimango pessimista anche se fino all'ultimo mi auguro di essere smentita il giorno 30. La responsabilità di chi deve decidere è dunque altissima. Anche questa volta - conclude - la politica è miope e molti pensano a quali potrebbero essere le ripercussioni sul governo, facendo finta di non capire che qui il problema non è il governo, ma la democrazia di un Paese. Non si facciano conti strani". Appello alle toghe - C'è chi poi, come Maurizio Gasparri, si concentra sulla figura del Cav, senza minacciare dimissioni o crisi di governo: "L'atteggiamento da vero uomo di Stato assunto da Silvio Berlusconi in questi ultimi mesi è da guida per tutto il parito. E lo sarà ancora di più nelle prossime ore". Da par suo, Fabrizio Cicchitto si appella alle toghe: "La sinistra nel suo complesso si è assunta in questi anni una gravissima responsabilità perché, subaterna, o ricattata o complice, non ha diviso le sue responsabilità da quelle del partito dei giudici. Ci auguriamo che il 30 luglio la Cassazione prenda insieme decisioni giuste e ragionevoli". "Rimane l'ansia" - Secondo Maurizio Sacconi "la vicenda giudiziaria di Berlusconi interessa tutti perchè investe principi elementari di libertà che il Pdl ha il dovere di difendere sempre. Quando investono l'autonomia della politica, la libera intrapresa, la responsabilità delle funzioni pubbliche o di pubblico interesse, l'opinione individuale, il pluralismo associativo". Infine Maria Stella Gelmini, anche lei si rivolge direttamente ai giudici: "Quello che accadrà il 30, dunque, non è questione privata, ma interessa militanti, iscritti e non iscritti, simpatizzanti e anche gli avversari. Nessuno infatti può prescindere. Fermo restando che sarà Berlusconi a decidere le mosse successive al 30 luglio, rimane l'ansia per una sentenza che potrebbe cambiare gli equilibri e danneggiare il Paese".

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