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Marina Berlusconi

Andrea Tempestini
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Marina o muerte. Messo davanti a questa alternativa, il Pdl sembra ormai convinto. Con entusiasmo da parte di alcuni (iniziando da Daniela Santanché), ma non di tutti. Per dire: un altro fedelissimo di papà Silvio come Renato Brunetta a giugno aveva respinto l'ipotesi: «Non penso che sia plausibile un'investitura a carattere ereditario». Da allora, però, ne sono successe. Sopra ogni altra cosa c'è stata la condanna definitiva al fondatore di Forza Italia.  Giorgio Napolitano si arrovella su una via d'uscita al pasticciaccio creato dalla Cassazione. Un percorso che salvi la dignità del Pdl e del suo leader, ma sia anche digeribile da parte del Pd e della magistratura. Un qualcosa che probabilmente non esiste. Se il Capo dello Stato non trova ciò che cerca, la prima conseguenza sarà l'arresto del Cavaliere e la seconda promette di essere il big bang del Pdl. L'assenza del capo si avverte già adesso. Denis Verdini ha appena fatto uno sgambetto ad Angelino Alfano: è stato il coordinatore, scavalcando il segretario-vicepremier, a mettere in moto i parlamentari del Pdl per la raccolta delle firme per i referendum radicali sulla giustizia. Schermaglie, in attesa di una vera resa dei conti. La Santanché ieri ha smentito di avere inviato, domenica sera, il truculento messaggino «Io i ministri del Pdl li distruggo», e bisogna crederle. Però, per un giorno intero, quel sms è stato ritenuto credibile all'interno del Pdl, e questo la dice lunga sul clima. Serve un Berlusconi. L'ideale sarebbe un Silvio a pieno regime, ma se lui non può non resta che la sua primogenita. La quale sembra avere rotto gli indugi, facendo un importante passo avanti sulla strada che porta alla sua discesa in campo: il fund-raising è iniziato, come racconta a Libero un importante imprenditore contattato dalla stessa Marina, proprio a questo scopo, nei giorni scorsi. «Il mio non è un caso isolato», assicura. Se siamo alla raccolta fondi, l'annuncio del gran passo potrebbe essere dietro l'angolo. E avvenire già a settembre, raccontano nell'entourage del Cavaliere, in caso di accelerazione degli eventi, ovvero di arresto di Silvio e conseguente crollo del governo di larghe intese, che con ogni probabilità segnerebbe l'avvio della campagna elettorale. Scenario per il quale Marina si sta attrezzando. A palazzo Grazioli giurano che è una scelta dettata dall'istinto e non dalla ragione. «Vogliono far finire l'esperienza politica e umana del padre in modo indecoroso, e questo sta scatenando il desiderio di riscatto di Marina», racconta uno dei consiglieri più fidati di Silvio Berlusconi. Il quale, assicurano, era e resta contrario. «Già tre anni fa», svela il consigliere del Cavaliere, «gli proponemmo l'ipotesi di fare di Marina il futuro leader del partito. Ci rispose che non le avrebbe mai augurato una cosa simile, perché avrebbero riservato a lei lo stesso trattamento fatto a lui. E questo è ancora oggi il suo pensiero». Però… «Però Marina potrebbe decidere comunque di scendere in campo. E alternative non se ne vedono, se non si vuole gettare via la rappresentanza di un terzo degli italiani. Il cognome è importante, e nessuno potrebbe pensare che dietro a Marina non ci sia Silvio».  Le amazzoni l'hanno già incoronata leader, e basterebbe questo a far venire i sudori freddi all'ala filo-governativa del partito. Se non fosse per due fattori. Il primo si chiama Fedele Confalonieri, che in fondo è il vero leader delle colombe. Il presidente di Mediaset ha un rapporto filiale con Marina. Fosse per lui, lei non entrerebbe in politica. Però venti anni fa dette lo stesso avviso anche a Silvio, e si sa come è finita. Se Marina scenderà in campo, Confalonieri sarà uno dei suoi consiglieri in tutte le scelte importanti. A partire dalla squadra. Chi si attende una Marina «falco» rischia insomma di sbagliare: la linea oltranzista sui temi della giustizia è scontata, ma su tutto il resto la sua identità politica è ancora da costruire. Il secondo fattore che dovrebbe spingere gli incerti a restare sono i sondaggi. Il Pdl, nelle intenzioni degli elettori, è oggi il primo partito, con il 28-29% dei voti. Prima di disperdere un simile patrimonio in improbabili avventure (Scelta civica docet), ci penseranno tutti molto bene. Le prime rilevazioni dicono che Marina, avvantaggiata dall'“effetto novità”, è in grado di recare in dote al partito due o tre punti in più di quelli attuali, portandolo sopra al 30%. Così il Pdl, se il sole di Silvio dovesse eclissarsi, si prepara a mettersi nelle mani di Marina. Un po' per celia, un po' per non morire. di Fausto Carioti

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