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Berlusconi, discorso bomba in Senato contro le toghe rosse. Braccio di ferro con Napolitano

Giulio Bucchi
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"Non vi farò fare brutte figure", assicurava Silvio Berlusconi ai militanti del Pdl riuniti a Bellaria e raggiunti al telefono con il viva voce, via Mantovani. Frase sibillina, che qualcuno ha letto come "distensiva". Tutt'altro, il Cavaliere è sul piede di guerra e promette di ripagare i suoi sostenitori con l'unica moneta che conosce: l'orgoglio, sbandierato a testa alta di fronte all'assalto dei falchi del Pd che vorrebbero farlo fuori dal Parlamento. Non a caso, su Facebook ribadisce quanto comunicato a Bellaria ma con un passaggio in più: "Resto io il capo del centrodestra". Alla faccia di chi già sta cercando il suo erede. Cav come Craxi - Una controffensiva in grande stile, da "recitare" al Senato, subito dopo il voto della Giunta (il 9 settembre dovrebbe essere il giorno dell'Apocalisse) che sancirà probabilmente la sua decadenza da senatore dopo la condanna della Cassazione a 4 anni di carcere (9 mesi effettivi da scontare, ma questo conta relativamente). Il Discorso, con la D maiuscola, di cui ha scritto negli ultimi giorni Barbara Romano su Libero. Il parallelo, come ovvio, è con Bettino Craxi e il suo J'accuse alla Camera nel luglio 1992, in piena Tangentopoli. Oggi come allora, sostiene il Cavaliere, il nemico della sinistra viene abbattuto per via giudiziaria. E tutto questo è inaccettabile. Il "Discorso-bomba" - Secondo Ugo Magri sulla Stampa. sarà un "discorso-bomba" con un unico nemico da abbattere: le toghe rosse, la giustizia politicizzata, Magistratura democratica. Giudici e pm presentati come una "lobby". Anzi, come un "potere occulto" dai tratti eversivi. Concetti già espressi in questi anni, ma tutto lascia supporre che i tempi, i modi e il luogo, il Senato appunto, daranno all'intervento del Berlusconi un valore di inaudita potenza. Discorso deflagrante, perché di fatto segnerà la fine del governo Letta con le dimissioni considerate in via dell'Umiltà "inevitabili" di tutti i ministri del governo Letta. Il braccio di ferro con Napolitano - Dopo aver fatto saltare il banco, comincerà il braccio di ferro con il presidente Giorgio Napolitano. "Votare subito, in autunno", è l'obiettivo nemmeno troppo nascosto del Cav. "Difficile, forse impossibile", gli hanno fatto notare i suoi fedelissimi. C'è un problema di tempi, sì, ma soprattutto di condizioni poste dal Quirinale. Prima di sciogliere le camere, infatti, Napolitano ha più volte chiarito di volere una nuova legge elettorale. Berlusconi non se ne cura, anche se è disposto ad aspettare qualche mese convinto com'è che di intese alternative, in Parlamento, non se ne possano trovare. E se il Pdl metterà in scena una sorta di Aventino, secondo Magri Napolitano sarebbe disposto al gesto estremo: dimettersi e consegnare al suo successore il compito di sciogliere le camere e rimandare tutti alle urne. In quale clima, è facile immaginarlo.  di Claudio Brigliadori

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