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Stragi di Mafia, Ghedini ha una strategia difensiva in tre mosse

Giovanni Ruggiero
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Di novità sostanziali nelle accuse contro Silvio Berlusconi da parte della procura di Firenze c'è poco e niente. L'avvocato Niccolò Ghedini punta dritto a "una rapida archiviazione" dopo l'ennesimo tentativo di tirare in ballo l'ex premier sulle stragi mafiose del 1993, stavolta sulla base di frase intercettate al boss Graviano. Anzi, Ghedini va ben oltre, chiamando in causa il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per l'evidente "fuga di notizie" dalla procura fiorentina. La strategia dell'avvocato e parlamentare forzista si baserà su tre punti fondamentali, come riporta il Corriere della sera. Innanzitutto vuole evidenziare appunto che "non c'è nulla di nuovo", se non che è Gaviano a parlare direttamente, non qualcuno che ne riferisce i discorsi. Certo "il materiale di indagine è molto ampio, ma tutte quelle pagine nulla aggiungono a ciò che era già stato valutato prima". Insomma il Cav ha già dimostrato di non c'entrare nulla, la sua estraneità è "conclamata e avvalorata dalle plurime precedenti archiviazioni nonché da altrettante plurime sentenze di merito e della Corte di Cassazione, questa ennesima indagine - ha aggiunto Ghedini - non potrà che concludersi con una rapida archiviazione, così come già avvenuto in passato". Il piano di Ghedini prevede come secondo passo quello di puntare il dito sul cuore del problema riemerso prepotente in questa occasione: "La giustizia a orologeria. Puntualmente, e come sempre da oltre 20 anni - ha ricordato l'avvocato del Cav - a ridosso di una competizione elettorale e proprio nel giorno in cui Berlusconi sarà in Sicilia, a mezzo stampa senza che siano stati avvisati lui o i suoi legali, è stata pubblicata la notizia di una nuova indagine". Il terzo passo nella strategia di Ghedini sarà quello di ribaltare le accuse dei magistrati: "Sarà interessante verificare se il ministro Orlando vorrà contribuire, con i mezzi ispettivi di cui dispone, a far luce sul grave episodio, anche tenuto conto che il nome di Berlusconi nel registro degli indagati sarebbe stato addirittura secretato". E poi l'ultimo elemento che la difesa del Cav userà in aula, un punto dall'amaro sapore di beffa, se non di farsa: il boss mafioso sapeva perfettamente di essere intercettato, quindi quella non sarebbe "una prova pulita".

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