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Mattarella, il retroscena sulla legge elettorale. La frase rubata: "Ma vi immaginate se...?"

Giulio Bucchi
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Il Rosatelum bis è forse una legge brutta, sicuramente non perfetta, ma altrettanto certamente non incostituzionale. Per questo Sergio Mattarella ha deciso di promulgare la nuova legge elettorale, nonostante da settimane il Movimento 5 Stelle gli abbia tirato la giacca in ogni modo nel tentativo di convincerlo a non firmare, compresa la minaccia di Aventino e rappresaglie istituzionali. Il Presidente della Repubblica non ha ceduto al ricatto e ha fatto di testa sua, rammentando anche al suo staff come il compito del Capo dello Stato non sia quello di ergersi a "giudice supremo delle leggi". Un ragionamento questo, riportato dal quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, che fa a pugni con il comportamento spesso sopra le righe del suo predecessore Giorgio Napolitano. Esternazioni roboanti spesso accompagnate da manovre sotterranee poco chiare, dettate dalla necessità (o volontà) di guidare il percorso politico del Paese. Napolitano da arbitro ad allenatore, insomma. Mattarella ha da sempre tenuto un profilo basso, che molti hanno scambiato con debolezza. Sul Rosatellum, però, da grande esperto di sistemi elettorali ha retto il colpo ragionando anche sulle conseguenze delle sue scelte. "Ora si potrà almeno andar a votare con due leggi omogenee, ciò che con il Consultellum non sarebbe stato possibile. Ci pensate, infatti, che cosa sarebbe accaduto se si fosse scelta quella strada?", è la domanda che ha posto ai suoi collaboratori dopo la firma. Lo scenario sarebbe stato da panico, con un decreto da applicare anche al Senato su quote rosa e preferenze che avrebbe aperto la strada a una serie infinita di ricorsi davanti a giudici ordinari e amministrativi. Un Vietnam legale, una palude politica. Situazione, quest'ultima, ben nota a chi c'era al Quirinale prima di lui.

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