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Matteo Renzi, mossa kamikaze: al voto senza esprimere il candidato premier?

Andrea Tempestini
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Dopo il tracollo del Pd in Siclia, sul banco degli imputati ovviamente c'è Matteo Renzi. Sfida impervia, la sua, perché contro ha anche una fetta del suo partito. Quelli che ancora non se ne sono andati sbattendo la porta. Mai digerito dai democrat, dopo l'ultimo flop la sua carriera politica pare davvero a un bivio. O, peggio, a un binario morto. "Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta", ha affermato. Eppure, la sua certezza non appare poi così granitica. Le richieste di fare un passo a lato non arrivano soltanto dai D'Alema e dai Bersani. Si pensi, per esempio, ad Ettore Rosato, padre della contestata riforma elettorale, piddino doc, il quale a Radio Anch'Io ha affermato: "Abbiamo Paolo Gentiloni che oggi è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile". Per essere candidato premier, ovviamente. Dunque, su Renzi aleggia lo spettro di Pietro Grasso, il presidente del Senato che ha da poco abbandonato il Pd in polemica proprio col Rosatellum, e che soprattutto dagli esponenti di spicco della "cosina rossa" Mdp-Articolo 1 viene indicato come l'uomo giusto per indossare la pettorina di candidato unitario di un centrosinistra allo sfascio. Il quadro, insomma, è fluido. Imprevedibile. E se anche Renzi afferma che "non ci riusciranno" a silurarlo, lo stesso a dover fare i conti con quest'ipotesi è lui stesso. Ma nel fare i conti, forse, ha perso la bussola. Almeno stando a quanto scrive Maria Teresa Meli - all'ex premier vicinissima - sul Corriere della Sera. Dopo aver premesso che Renzi afferma ai suoi collaboratori che ora la priorità è "non consegnare il Paese nelle mani di Berlusconi e Grillo". E per raggiungere quest'obiettivo, oltre al confronto con i possibili alleati, Renzi apre ad altre possibilità. Una, su tutte, dà la cifra della grande confusione che c'è sotto al cielo del Pd. "Ognuno corra col suo candidato, poi si vede": questo il sunto del ragionamento. Insomma, Renzi vuole giocare le "primarie" sul campo elettorale. Un po' come potrebbe avvenire nel centrodestra (tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini esprimerà il premier chi avrà un voto in più), ma con la differenza che nel centrosinistra non esistono leader di partito con i voti di cui dispone il Pd Renzi. L'ex premier, insomma, vorrebbe andare alle urne senza indicare il candidato premier. Un tentativo disperato per allargare la coalizione e una mossa perfetta per "bruciarsi" altri voti. Già, chi andrebbe a votare il Pd senza sapere chi potrebbe essere il premier? E soprattutto, in una sinistra così divisa ed eternamente spaccata sulla figura del leader, quanti altri voti andrebbero in fumo seguendo una strategia simile? Dubbi che un Renzi stordito non sembra porsi nel seguire un'idea kamikaze, una via che, forse, nella sua testa potrebbe consegnargli qualche possibilità di tornare a Palazzo Chigi. Una via che in verità porta verso tutt'altra direzione, ossia lo sfascio definitivo del centrosinistra. D'altronde, Berlusconi lo ha detto chiaro e tondo: alle prossime politiche il duello sarà tra M5s e centrodestra.

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