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Berlusconi, stop assegno a Veronica. Lei dovrà restituire 60 milioni

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Milano, 16 nov. (AdnKronos) - Silvio Berlusconi non dovrà versare più l'assegno divorzile da 1,4 milioni di euro al mese all'ex moglie Veronica Lario. E' quanto stabilito dalla corte d'Appello di Milano che ha accolto il ricorso presentato dai difensori del leader di Forza Italia. L'assegno era stato stabilito dal tribunale di Monza, che aveva sancito il divorzio. L'ex first lady, all'anagrafe Miriam Bartolini, dovrà anche restituire quanto percepito a partire da marzo 2014, quando diventa ufficiale il divorzio: in tutto circa 60 milioni di euro. Si chiude così una delle separazioni più costose e complesse della storia. La crisi nella coppia diventa evidente nel 2007, Veronica scrive una lettera aperta a 'Repubblica' in cui chiede al marito "pubbliche scuse" per le parole galanti rivolte pubblicamente ad alcune donne durante la cerimonia di un premio televisivo. Difficile per la seconda moglie del Cav tacere di fronte a quelle che sono le prime avvisaglie del caso Ruby. E' la fine del matrimonio della coppia celebrato nel dicembre 1990 dall'allora sindaco Psi di Milano, Paolo Pillitteri, dopo la nascita dei figli Barbara, Eleonora e Luigi. Assegno di divorzio, in arrivo riforma Nel dicembre 2012 i giudici del tribunale di Milano, sezione Famiglia, con una sentenza depositata poco prima di Natale avevano stabilito, al termine della separazione iniziata oltre due anni prima, che Berlusconi doveva versare all'ex moglie 3 milioni di euro al mese, circa 100mila euro al giorno a titolo di mantenimento; in tutto 36 milioni l'anno, qualcosa meno dei 43 richiesti inizialmente dalla Lario che aveva avviato la causa. Una cifra definita "abnorme" dal leader di Forza Italia che fa appello. Nell'estate 2013, Berlusconi si rivolge al tribunale di Monza per mettere la parola fine all'unione con Veronica Lario. Il giudice di Monza (lo stesso che concederà il divorzio il 18 febbraio 2014) decide nell'ottobre 2013 per il taglio provvisorio del maxi assegno mensile stabilito dalla nona sezione civile di Milano in fase di separazione: viene più che dimezzato e ridotto a 1,4 milioni. Il 18 febbraio 2014 è la data dell'atto ufficiale di divorzio: il tribunale di Monza scioglie il matrimonio, ma il contenzioso economico non si arresta. L'ex Cavaliere non si arrende, sono due gli obiettivi dei suoi ricorsi: uno eliminare l'assegno mensile, l'altro rimodulare quanto versato nel periodo della separazione. Nel settembre 2014, la Corte d'appello di Milano fissa in 2 milioni (riducendolo di un milione) l'assegno di mantenimento di separazione e il 16 maggio scorso la Cassazione conferma la sentenza rilevando che la separazione "non elide la permanenza del vincolo coniugale" e il dovere di assistenza garantendo il precedente tenore di vita. Una sentenza che solo all'apparenza sembra contraddire un'altra decisione dei giudici della Suprema Corte in cui si stabiliva che è "l'autosufficienza" e non il "tenore di vita" il parametro su cui misurare l'assegno. La tesi dei difensori del leader di Forza Italia è che la Lario non abbia più diritto agli alimenti perché è autosufficiente: può contare su una liquidità pari a 16 milioni di euro, oltre a gioielli e società immobiliari. La difesa cita il divorzio 'Grilli-Lowenstein', in cui i giudici hanno stabilito che il parametro del mantenimento del tenore di vita goduto durante il matrimonio non è più in vigore e che l'assegno divorzile spetta solo a chi non è in grado di lavorare, non per sua colpa, e non ha redditi. Oggi, la Corta d'Appello di Milano dà ragione a Berlusconi: Veronica Lario non ha diritto all'assegno da 1,4 milioni di euro e deve anche restituirne 60 a cui non aveva diritto.

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