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Paolo Becchi: con il vincolo del pareggio di bilancio l'Italia è destinata al declino

Eliana Giusto
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Alcuni lettori del mio pezzo di ieri mi chiedono di precisare meglio la questione del pareggio di bilancio accennato in una parentesi, lo faccio volentieri con l' aiuto dell' amico avv. Palma. Era il 2012 quando, nel silenzio più totale di Tv e giornali, un Parlamento sottomesso al governo golpista di Mario Monti inseriva in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio modificandone gli articoli 81, 97, 117 e 119. Lo Stato italiano si privava così della possibilità di qualsiasi politica espansiva in campo economico e sociale. Pareggio di bilancio infatti significa che lo Stato non può spendere a deficit per rilanciare l'economia e garantire quei diritti fondamentali sanciti in Costituzione, su tutti il diritto al lavoro e l' intero corollario dei diritti ad esso connessi. La formulazione originaria dell'art. 81 della Costituzione (cioè quella del 1948) non prevedeva alcun limite o parametro di spesa, così come l'art. 119 - quello che riguarda le Regioni - legava i trasferimenti dello Stato esclusivamente ai bisogni delle Regioni perché queste potessero adempiere alle loro funzioni, senza vincolarne l' azione a vincoli di spesa. Con le modifiche intervenute nel 2012 (Legge costituzionale n. 1/2012), questi due articoli sono stati stravolti, imponendo appunto il vincolo del pareggio di bilancio. La revisione costituzionale del 2012 passava in seconda votazione con una maggioranza superiore ai 2/3 dei componenti di Camera e Senato, evitando in tal modo che il popolo si esprimesse nel referendum confermativo previsto dal secondo comma dell'art. 138 della Costituzione per quelle modifiche non in grado di raggiungere la suddetta maggioranza qualificata. Questa la storia, ora alcune considerazioni. Un padre di famiglia deve necessariamente far quadrare i conti, non spendere più di quanto guadagna altrimenti rischia seriamente di impoverirsi, mentre per lo Stato le cose sono diverse perché - se sovrano sulla moneta - è in grado di far fronte a tutte quelle esigenze relative al proprio tessuto produttivo e sociale. Lo Stato infatti può spendere a deficit allo scopo di garantire quei diritti fondamentali che hanno un costo ma che non assicurano un rientro equivalente in termini di cassa: lavoro, sanità, scuola, pensioni, istruzione, ricerca, casa e così via. Non essendo più sovrani sulla moneta, abbiamo rinunciato a quegli strumenti tipici di sovranità monetaria come ad esempio quello di una Banca centrale che funga da prestatrice illimitata di ultima istanza. Per questo è stato introdotto il pareggio di bilancio, vale a dire per garantire i mercati finanziari, i quali, vedendo i conti in ordine, prestano allo Stato la moneta tenendo bassi i tassi di interesse. Quando uno Stato rinuncia alla propria sovranità monetaria, deve necessariamente andarsi a cercare la moneta: oltre ad andarla a prendere da cittadini e imprese attraverso l' aumento delle tasse e i tagli alla spesa pubblica (soprattutto sanità e pensioni), fa principalmente ricorso ai mercati collocandovi i propri Titoli di Stato (cioè i famosi titoli del debito pubblico). Se i mercati sono garantiti da conti in ordine - e il pareggio di bilancio è lo strumento più efficace in tal senso - comprano i Titoli di Stato a bassi tassi d' interesse, altrimenti sono guai. È dunque la rinuncia alla sovranità monetaria ad averci costretto a ricorrere al pareggio di bilancio. Se non si comprende questo è difficile trovare le soluzioni ai problemi che da anni affliggono il Paese. Tra pochi mesi si terranno nuove elezioni politiche. Considerato il fatto che ci saranno due sinistre che si sfideranno tra loro e che il M5S si presenterà da solo, è probabile che la coalizione di centrodestra, sempre che lascino da parte inutili diatribe interne, vinca le elezioni ed ottenga la maggioranza assoluta dei seggi. Ma ci vuole uno straccio di programma comune. È bene che Salvini convenga con gli alleati sulla necessità di inserire nel programma di centrodestra, oltre al superamento della Legge Fornero, come ha già detto di fare, anche l' abrogazione della Legge costituzionale n. 1/2012 con la quale fu introdotto in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio, ripristinando l' originaria formulazione. Questo, da solo, non servirà a superare il "vincolo esterno", ma sarà un primo passo verso il recupero della nostra sovranità. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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