Giulio Tremonti: "Siamo ridotti così male per salvare tedeschi e francesi"
Esclusa la parte analitica, relativa ai conti pubblici, per il resto, e grottescamente la Commissione non ha fatto quello che doveva fare: identificare i problemi e le soluzioni essenziali per la tutela presente e futura di un bene pubblico e costituzionale, come è o dovrebbe essere il risparmio, ed invece ha fatto quello che non doveva fare, infine prevalendo la pars destruens sulla pars construens, così da minare ulteriormente le basi di pubblica fiducia che, per il risparmio, sono invece essenziali. E questo sarà ancora più evidente nelle conclusioni che saranno formulate dalla Commissione. Conclusioni che saranno numerose e che inevitabilmente finiranno per essere da un lato tra di loro fortemente differenziate, dall' altro lato unificate dal fatto di: a) non contenere una analisi seria e proposte corrispondenti alla drammaticità della realtà passata e presente, non solo delle banche, ma anche e soprattutto del risparmio, così da non evitare la davvero invece molto probabile ripetizione di crisi in avvenire; b) dare corpo, nella migliore delle ipotesi, all' uso od al disuso elettorale e perciò seriamente non istituzionale della Commissione stessa. Ciò premesso (...) la presente Memoria è divisa in due parti, pur tra di loro connesse: la prima, sulla crisi finanziaria globale; la seconda, sui conseguenti effetti. Data la richiesta di riferire sulla crisi globale, in specie, suppongo, di riferire su come questa ha influito sulla attività di servizio da me resa come Ministro dell' Economia e delle Finanze, attività iniziata il 7 maggio 2008 e terminata il 16 novembre 2011, rappresento in sintesi essenziale quanto segue. (...) La crisi, esplosa nel mondo, a partire dagli Usa, nell' autunno del 2008, non ha colpito l' Italia, da tutti invece prevista come il suo luogo naturale di esplosione, dato che l' Italia aveva il terzo debito pubblico del mondo senza avere la terza economia del mondo, ma si è indirizzata fuori dall' Italia, in altre parti dell' Europa qui producendo i suoi primi devastanti effetti. (...) Pur dati i ferrei limiti imposti dalla crisi nella gestione del pubblico bilancio, comunque al servizio delle persone e dell' economia reale: a) fu in generale garantito lo standard di spesa pubblica necessaria per il "Welfare", etc; b) furono in specie introdotti e finanziati gli ammortizzatori sociali in deroga. c) la Cassa Depositi e Prestiti fu subito spinta ad operare credito alle imprese, tanto da divenire di colpo e di fatto la terza banca italiana. E così via. Sia infine consentito notare che la migliore valutazione di sintesi di queste azioni si può leggere nelle "Considerazioni finali" dette il 31 maggio 2011 dal Governatore della Banca d' Italia: "In Italia il disavanzo pubblico () è inferiore a quello medio dell' area euro (). Appropiati sono l' obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 la gestione della spesa durante la crisi è stata prudente lo sforzo che ci è richiesto è minore che in molti altri paesi avanzati". È solo dopo, nell' intervallo di tempo che va da questa data, passando per agosto, fino al successivo ottobre-novembre, è in questo intervallo di tempo che si è improvvisamente sviluppata una serie di atti e di fatti di natura per così dire anomala! LA LETTERA Il 21 luglio del 2011, solo 51 giorni dopo le sopra citate Considerazioni finali, al punto n. 11 del «Comunicato ufficiale» del Consiglio dell' Unione europea del 21 luglio 2011, è stato scritto quanto segue: «In questo contesto, accogliamo con favore il pacchetto di misure di bilancio recentemente presentato dal Governo italiano». Il 5 agosto, appena 15 giorni dopo, e non è difficile capire che in soli 15 giorni, in un così breve spazio di tempo, non possono realmente cambiare i fondamentali e le basi dei conti di un grande Paese, la Banca Centrale Europea e la Banca d' Italia (per cui forse non si possono escludere casi di omonimia, dato quanto scritto nelle "Considerazioni finali" di cui sopra) inviarono al Governo italiano una «letteradiktat». Una lettera strutturata come un «aut aut». In italiano, come un ricatto o come un pizzino. Entro 48 ore il Governo italiano avrebbe dovuto subito impegnarsi ad «approvare entro settembre» un Decreto legge! Un Decreto contenente, oltre ad alcune e non marginali riforme costituzionali, anche vaste riforme economiche in materia di licenziamenti sul lavoro, di servizi pubblici locali, di professioni, etc. e poi anche, e soprattutto, ed esattamente all' opposto di come ora è d' uso in Europa, non il rinvio, ma addirittura l' anticipo di un anno del «pareggio di bilancio». Questo in specie avrebbe dovuto essere anticipato, dall' appena previsto ed approvato 2014 al 2013! Diversamente, la Banca Centrale Europea avrebbe escluso l' Italia dal piano di acquistosostegno dei titoli pubblici europei. In questi termini la non ottemperanza da parte italiana al diktat, sarebbe stata devastante. Fu questo il colpo di manovella da cui prese avvio quello che fu subito e molto autorevolmente definito come «un dolce colpo di Stato» (Habermas). Dato che un golpe non si fa per caso o per sport, quali erano le motivazioni e quale il gioco degli interessi che lo ispiravano, e gli interessi di chi? Al riguardo si possono formulare due ipotesi. Due ipotesi che tra di loro comunque non si escludono: una ipotesi economica; una ipotesi geopolitica. Nei termini che seguono. La «crisi» italiana doveva essere inventata per trovare un «colpevole» e così per mascherare ben più gravi e reali stati di crisi, a partire da quelli in essere all' interno delle banche tedesche e francesi. Ma la causa di quella che in effetti sarebbe poi stata riconosciuta come generale «crisi del debito sovrano europeo» non poteva certo partire da qui, dalla sua vera origine. Sì doveva trarre beneficio dagli interventi europei di «salvataggio». Ma questi giammai avrebbero dovuto e potuto essere attivati esplicitando le colpe della Germania e della Francia. Per fare scattare il congegno serviva l' Italia, accusandola per «colpe» che invece erano appena state ufficialmente escluse e per giunta dall' Europa stessa! E poi serviva il denaro italiano! Il congegno fu infatti attivato proprio a seguito del rifiuto italiano di pagare con il denaro italiano il buco fatto in Grecia (e poi in Spagna) dalle banche tedesche e francesi. Poi tutto fu a seguire. Con geometrica, immediata e conseguente precisione l'«Europa» passò infatti all' incasso. Per fare scattare il congegno serviva l' Italia, accusandola per «colpe» che invece erano appena state ufficialmente escluse e per giunta dall' Europa stessa! E poi serviva il denaro italiano! Il congegno fu infatti attivato proprio a seguito del rifiuto italiano di pagare con il denaro italiano il buco fatto in Grecia (e poi in Spagna) dalle banche tedesche e francesi. IL DECRETO Poi tutto fu a seguire. Con geometrica, immediata e conseguente precisione l'«Europa» passò infatti all' incasso. (...) Il primo atto «europeo» compiuto in Italia dall' appena insediato Governo tecnico fu, e non per caso, quello di prestare il suo consenso non solo a trasformare il «Fondo Salva Stati» in «Fondo Salva Banche», ma anche a conservarne invariato il sistema di finanziamento. La trasformazione del «Fondo» era necessaria e urgente, proprio per salvare le banche tedesche e francesi, drammaticamente e sistematicamente superesposte al rischio Grecia (e poi al rischio Spagna!). Ma, come si è notato sopra, non piaceva che la «colpa» e anche il «conto» fosse a loro carico. La dazione o meglio l' estorsione, fu architettata nel modo più semplice. Si cambiò la destinazione del «Fondo», ma si lasciò invariata la vecchia percentuale di contribuzione nazionale al «Fondo» stesso. (...) Tanto per avere un' idea in proposito: l' Italia era allora esposta a rischio verso la Grecia per 20 miliardi di euro... Germania e Francia per 200! Per non parlare dei 500 miliardi di rischio-Spagna! (...) con il consenso entusiasta del governo tecnico, il denaro italiano fu usato (ed è ancora usato: ad oggi circa 60 milioni di euro) a beneficio dei nostri «partner»: a noi lo stigma della crisi e agli altri, a nostre spese e per beffa, l' aura dorata dei salvatori! In altri termini: non sono state Germania & Francia che, con il loro fraterno intervento, hanno salvato l' Italia. È stato l' esatto contrario! (...) Le conseguenze economiche e/o "tecniche" del Decreto Salva-Italia, un decreto che, facendo leva sulla psicologia di massa, questa nel caso basata sull' incubo di una inventata catastrofe, si è infine "autorealizzato" proprio in termini catastrofici, così centrando in pieno il suo oggetto sociale? Partiamo dai conti pubblici che avrebbero dovuto essere "salvati". Ed in specie: a) versante entrate tributarie. Nella Relazione Previsionale 2011 la previsione 2012 di legislazione vigente delle entrate tributarie era pari a 483,5 miliardi. (...) Il consuntivo 2012 delle entrate tributarie marca 472,1 mld., evidenziando minori incassi per 30,8 miliardi. b) versante spesa pubblica. Per l' anno 2012, la Relazione Previsionale del dicembre 2011 prevedeva una spesa complessiva di legislazione vigente pari a 815,9 mld. Il consuntivo è risultato pari a 801 mld. Il risparmio di spesa (di circa 14 mld, sempre ragionando rispetto alla previsione) è stato ottenuto da -8 mld di spesa per interessi, -5 mld di spesa per redditi da lavoro dipendente e -2,5 mld di spesa pensionistica. Interessante nella composizione interna è il valore di stima della spesa per interessi. Nel Def 2011 (aprile 2011) per il 2012 si prevedevano 84 miliardi; nella revisione del Def 2011 (settembre 2011) si stimavano interessi per 85,8 mld; nella RP 2011 del dicembre 2011 la stima andava a 94,2 mld. A consuntivo 2012 per interessi è stato speso 86,1 miliardi. (su questi quattro numeri si può discutere un' ora). Il ragionamento passa poi sulle cifre delle ultime due righe della tabella 2, che riguardano l' indebitamento netto e l' avanzo primario. Alla luce dei risultati pare che se l' attesa era l' esplosione della spesa per interessi per via dello spread, anche usata per giustificare la manovra tributaria, le cose sono andate in modo diverso e l' aumento di pressione fiscale si è scaricato a terra accentuando la fase recessiva. In sostanza, pare che per salvare l' Italia, che si diceva fosse annaspante tra le onde, si è scelto di fargli sputare l' acqua comprimendogli il torace fino a rompergli le costole. di Giulio Tremonti