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Laura Boldrini, la Camera dei deputati ci costerà 17 milioni in più

Andrea Tempestini
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L'anno prossimo la Camera dei deputati ci costerà la bellezza di 968 milioni e 124mila 571 euro: 17 milioni in più rispetto a quest'anno. Nonostante siano previsti parecchi risparmi sia sulle indennità dei deputati, sia sulle spese correnti. Ma la fine di una legislatura e l'inizio di un'altra comporta più spese, tra operazioni elettorali, ingresso dei nuovi deputati, uscita dei vecchi. E così, nonostante le cure dimagranti e i buoni propositi, Montecitorio, alla fine dei conti, l'anno prossimo ci costerà di più. Leggi anche: Boldrini si candida con Grasso. Italia, aiuto... A dirlo è il bilancio previsionale per il 2018, approvato ieri dall'ufficio di presidenza della Camera insieme a quello per il triennio successivo. A far lievitare i costi complessivi, si legge nella relazione che accompagna il documento, sono tre voci: le spese per le pensioni dei deputati che hanno concluso il mandato, le buonuscite per i dipendenti che vanno in riposo e le spese per le nuove elezioni. Le indennità per i deputati, se verrà confermata la proposta fatta dai questori, non verranno aumentate. Ci costeranno, quindi, 81 milioni e 285mila euro. A cui si aggiungono 63 milioni e 600mila per le spese di esercizio del mandato. Peccato che il piccolo sacrificio non vale per i dipendenti, i cui stipendi saranno rivalutati: e così ci costeranno, nel 2018, 175,2 milioni di euro, con un aumento di 4,5 milioni rispetto al 2017. Così come aumenta la spesa per il personale non dipendente: 1,4 milioni di euro in più (+9,8 per cento). A far lievitare i costi, poi, sono le pensioni: per i deputati che cominceranno a ricevere l'assegno previdenziale, si prevede una spesa di 2,8 milioni di euro in più rispetto all'anno prima. Ci costerà, poi, 1,6 milioni di euro la verifica dei risultati elettorali. Ci sono, però, anche spese in più niente affatto obbligatorie. Per esempio i 20mila euro come contributo all'Assemblea parlamentare dell'Unione del Mediterraneo, cui la Camera ha deciso di aderire. É vero, la Camera ha provato a stringere i cordoni della borsa. Le spese di funzionamento, nel complesso, diminuiscono rispetto al 2017. E si risparmia quasi 3 milioni nell'acquisto di beni e servizi. Ma a spulciare il bilancio, le spese curiose restano parecchie. Come rimborso per i viaggi dei deputati si prevede di spendere 8 milioni e mezzo. Mentre per le spese telefoniche degli onorevoli il rimborso è di 770mila euro. A cui si aggiunge il costo dei telefoni della Camera, quelli usati dai dipendenti oltre che dai deputati: un milione e 95mila euro, di cui 400mila per i fissi, 330 mila per i cellulari e 366mila per la connessione internet. A questo si aggiungono i viaggi ferroviari in carico a Montecitorio, per la bellezza di 2 milioni e 680mila, mentre quelli sulle rotaie arrivano a 2 miloni e 680mila. Poi ci sono le spese degli edifici, voce non piccola. La Camera, infatti, non è solo Montecitorio, ma una serie di palazzi vicini. L'affitto dei tanti immobili usati dai deputati (sedi dei gruppi o di commissioni) ci costerà 2 miliardi e 410mila euro. Mentre solo per gli arredi (mobili nuovi da comparare) si pianifica una spesa di 535mila euro. Poi c'è la manutenzione degli ascensori: 665mila euro. Restando negli uffici, colpisce la spesa per la parte hardware e software dei computer. Per la prima, si prevede il costo di un milione e 60mila euro, mentre per i programmi, il software, si arriva a superare i due milioni (2.210.000). Vanno aggiunte, poi, le spese del guardaroba: sia alla Camera che al Senato, infatti, i parlamentari possono lasciare cappotto e trolley in un guardaroba custodito. E questo nonostante abbiano l'ufficio nello stesso Palazzo. La comodità costa 175mila euro. Per quanto riguarda i tanto contestati ristoranti (che per i prezzi, va detto, si sono quasi adeguati al mercato), il costo per il contribuente è comunque di 2 milioni e 140mila euro. Notevole, poi, è la bolletta di acqua, luce e gas del Palazzo. Costo totale: 4 milioni e 650mila. Per i servizi postali, invece, si prevede una spesa di 150mila euro. Un quarto di quello che si pianifica per l'acquisto di carta e cancelleria. Nonostante le tante chiacchiere sulla digitalizzazione, infatti, a Montecitorio ancora si produce carta in quantità da record. Spesa: 470mila euro. A gravare sul bilancio del prossimo anno, poi, ci sono i costi del cerimoniale. Per via delle elezioni, saranno sette volte rispetto a quest'anno. Conto finale: 630mila euro. La democrazia costa. Soprattutto se ospitata in palazzi antichi. E così nel bilancio compare anche la voce «acquisto e restauro opere d'arte», per la bellezza di 60mila euro. Naturale, poi, che questa gigantesca macchina produca una montagna di immondizia. Fa trasecolare la voce rifiuti: 2 milioni e 680mila euro di spesa. A cui si aggiungono 280mila euro solo per lo smaltimento dei rifiuti. Rimanendo in materia di igiene, infine, c'è la spesa per la lavanderia. La democrazia costa e qualche volta si macchia. Per ripulirla, almeno nei tessuti, pagheremo 25mila euro. di Elisa Calessi

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