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Roberto Maroni punta a Palazzo Chigi: "So come si governa"

Eliana Giusto
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Roberto Maroni è ufficialmente candidato: ora resta solo da capire da chi e per quale carica. Pare infatti che dalle parti di via Bellerio - quartier generale leghista - praticamente nessuno abbia gradito la mossa del governatore lombardo, il quale ieri mattina ha confermato di non avere la minima intenzione di sfidare Giorgio Gori alle prossime regionali. Bobo pensa in grande. Purtroppo, però, la sua scelta scombina completamente i piani di Matteo Salvini e compagnia. Per quanto riguarda la Lombardia, l'addio dell'ex ministro degli Interni ha aperto un piccolo scontro per la scelta del successore. Il designato ad ora è l'ex sindaco di Varese, Attilio Fontana, che tuttavia secondo Forza Italia sarebbe «un candidato debolissimo». Leggi anche: Senaldi: "Una domanda a Maroni: non vorrà mica fare l'Alfano della Lega?" Meglio Mariastella Gelmini, insiste qualcuno. Il Cavaliere ha già deciso di cedere, ma ovviamente non mancherà di far pesare la cosa al momento giusto, ovvero quando si tratterà di spartirsi i collegi più comodi per entrare alla Camera o al Senato. Il vero problema, comunque, restano i rapporti interni al Carroccio. La domanda che i leghisti si sono posti è la seguente: a cosa vuole puntare esattamente Roberto? La risposta, viste le esternazioni di ieri («Non ho pretese o richieste da fare, ma naturalmente sono a disposizione se dovesse servire. So come si governa»), pare evidente: giocarsi le poltrone che contano, quelle cui lo stesso Salvini aspira. Lo scontro, quindi, è inevitabile. Maroni vuole diventare il nuovo Gentiloni. E il segretario - che ha saputo di questa svolta subito dopo Capodanno - sembra sia a dir poco irritato. La prima contromossa riguarderà le liste. Matteo non lo vorrebbe candidare neanche per il Parlamento, figuriamoci per la presidenza del Consiglio. Il ragionamento dei lumbard è semplice e lineare: se Roberto è indisponibile a partecipare alle elezioni a Milano, perché mai dovrebbe esserlo a Roma. Resti pure alla finestra di Montecitorio. D'altra parte sembra che l'attuale inquilino del Pirellone si aspettasse una reazione simile. E che sarebbe disposto a restare a spasso, in attesa che si apra qualche spiraglio. La speranza di Maroni è che sia Berlusconi - con il quale è in ottimi rapporti- a fare il suo nome per una poltrona che conta. In quel caso Salvini potrebbe sentirsi costretto a dire sì. Di certezze, insomma, non ce ne sono, ma ora il politico varesino è disposto a scommettere. D' altra parte il suo è un problema di ambizioni. Agli amici più intimi ha sempre detto di puntare a Palazzo Chigi per il coronamento della sua carriera. E questo gli sembra il momento per provarci. Il Governatore potrebbe essere spinto anche da altro nella sua impresa. Un posto a Roma gli servirebbe per ragioni diverse dalla politica. L'ex ministro è imputato a Milano con l'accusa di "induzione indebita". In pratica, secondo i magistrati, avrebbe fatto pressioni per consentire a un'ex collaboratrice di ottenere un contratto in Regione. Niente di preoccupante, dicono i suoi fedelissimi, al massimo si parla di pochi mesi di condanna e l'altro imputato in questo dibattimento è già stato assolto. Se si candidasse alle politiche, però, si potrebbe chiedere una comoda sospensione del processo. Altro fatto: se l'esponente leghista restasse in Regione, in caso di sentenza sfavorevole in primo grado, sarebbe costretto ad autosospendersi per la durata della condanna. In Parlamento, invece, la tagliola prevista dalla legge Severino scatterebbe solo dopo la Cassazione. di Lorenzo Mottola

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