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Di Maio e Salvini, il retroscena: la balla del "mandato esplorativo", ecco quando finirà la legislatura

Giulio Bucchi
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A parole, tutti i partiti raccolgono l'appello alla "responsabilità" fatto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma la verità è che il quadro politico appare bloccato, bloccatissimo. Luigi Di Maio e Matteo Salvini si studiano, non si espongono, perché sanno che chi otterrà dal Colle il primo manato esplorativo per formare un governo, nel caso di fallimento (rischio alto) potrebbe bruciare le proprie ambizioni, forse per sempre. Matteo Renzi, dimissionario, e Silvio Berlusconi ovviamente stanno in un angolo: non sono loro a dover fare la prima mossa. Risultato: nessuno ha i numeri per governare in autonomia, servirebbero delle (larghe) intese o perlomeno formule antiche come "astensione" e "non fiducia" per lasciare via libera a esecutivi di minoranza. Strada assai stretta. Leggi anche: "Situazione difficilissima,. Ora...". Attenti, parla Napolitano L'impressione è che si debba attendere le elezioni dei presidenti di Camera e Senato per capire le geometrie che porteranno, se mai avverrà, alla formazione di un nuovo governo. Il Pd sarà centrale: solo al Nazareno possono guardare sia il Movimento 5 Stelle che il centrodestra, e al Nazareno guarda soprattutto il Colle. Ma nessuno si fa illusioni. E come rivela un retroscena del Corriere della Sera, proprio per questo sulla legislatura è stata posta "una specie di scadenza preventiva": un altro anno, la durata della proroga dei vertici dei servizi segreti. E l'ipotesi di un Paolo Gentiloni premier per altri 12 mesi, all'improvviso, non è poi più così assurda, nonostante il suo partito sia stato spazzato via dagli elettori. O, forse, proprio per questo.

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