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Marco Minniti: "Il risultato del Pd alle elezioni è sconvolgente, rischiamo di sparire"

Andrea Tempestini
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Era l'uomo del momento, il ministro in ascesa nel Pd in difficoltà: si parla di Marco Minniti, anche lui uscito con le ossa rotte dal voto del 4 marzo, sconfitto nel collegio di Pesaro. E Minniti - che secondo alcuni retroscena di stampa potrebbe anche rispuntare a tempo debito come possibile premier in un governo di larghissime intese - fa il punto in un'intervista a La Stampa. Dove usa torni perentori: "Queste elezioni rappresentano una sconfitta storica per la sinistra. Il colpo subito dal Pd, con un risultato poco sopra il 18%, diventa ancor più sconvolgente se lo guardiamo da vicino: per la prima volta c'è una drammatica fibrillazione del cuore pulsante della sinistra riformista: Emilia-Romagna, Umbria, Marche, in parte in Toscana. Tutto questo - continua il ministro dell'Interno - non era mai accaduto e significa che la fibrillazione del cuore riformista può alludere ad un collasso. Ancora non ci siamo, ma il rischio vero si chiama irrilevanza politica del Pd. Per la prima volta il rischi di non farcela sta diventando consistente". Leggi anche: Di Maio e quella pazza idea su Minniti: dove lo vuole L'allarme, insomma, è gravissimo: il Pd, per Minniti, può sparire. Dunque, l'analisi delle ragioni della sconfitta: "C'è stata una rottura sentimentale col Paese. Mentre eravamo impegnati in un processo di ricostruzione, non abbiamo trasmesso il senso di un Paese che doveva cambiare. Tutto questo ha lasciato vuoto il campo del cambiamento". Parole che, pur senza mai citarlo, sembrano riferite a Matteo Renzi. La critica si fa più esplicita quando, interrogato sulle frizioni tra il Pd renziano e gli ex passati a LeU: "Negli ultimi anni - ragiona Minniti - si è messa troppa polvere sotto il tappeto, ma la storia ad un certo punto presenta il conto. L'unità è un elemento importante nella vita di qualsiasi partito". Comunque sia, dopo aver detto che "Renzi ha fatto bene a dimettersi", conclude affermando riferendosi sempre all'ex premier che "è evidente che le responsabilità non sono solo sue".

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