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Matteo Salvini, il sospetto: perché dice no al Pd. Piano perfetto per fregare Di Maio e Berlusconi

Giulio Bucchi
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Partiamo da un paradosso: Matteo Salvini potrebbe "vincere" di più stando all'opposizione. Meglio ancora se si tornasse al voto in fretta. Questo aiuta a capire meglio l'atteggiamento, tosto e volitivo, del segretario della Lega. Il suo 18% ottenuto alle elezioni del 4 marzo gli ha consegnato non solo la candidatura a premier dell'intero centrodestra, con finestra sul mandato esplorativo di governo, ma pure le chiavi del centrodestra stesso. Lo sa Silvio Berlusconi e lo sa Giorgia Meloni, che infatti al vertice di Palazzo Grazioli hanno richiamato l'alleato a un atteggiamento più collaborativo e onnicomprensivo delle esigenze di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Salvini vuole governare, ma senza inciuci. Senza chiedere voti al Pd o a parte di esso. E vuole pure una maggioranza solida e "politica". Obiettivo, questo, forse impossibile nel contesto attuale. Le prospettive sono poche: governo di tutti (cosa che non piace al Carroccio, usando un eufemismo) o opposizione pur avendo la maggioranza relativa alla Camera e Senato come coalizione. Leggi anche: Retroscena, "perché Salvini vincerà in ogni caso" Il "no" secco al Pd potrebbe nascondere però un altro obiettivo: contare sulla volontà del Nazareno, di Berlusconi e del Quirinale di formare un governo a ogni costo. Spingere i dem (anche senza Matteo Renzi e i suoi) tra le braccia del Movimento 5 Stelle e Luigi Di Maio e goderne lo spettacolo da spettatore. A quel punto, se davvero si formasse quel governo, sarebbe proprio Di Maio ad avere tutto da perdere. Viceversa, se quel governo nascesse già morto, Salvini avrebbe in mano la carta di un ritorno al voto obbligato in tempi brevi, brevissimi. E la prospettiva concreta di cannibalizzare alle urne il Cavaliere e il centrodestra, proponendosi come l'alternativa ai grillini in un quadro sostanzialmente bipolare. Ma senza i partiti storici e "moderati". E anche in quest'ottica va letta l'apertura delle ultime ore di Salvini al M5s: timidi segnali su una possibile intesa di governo. Un'intesa che potrebbe spaventare così tanto il Pd da spingerlo a "immolarsi", formando un governo proprio coi grillini e spedendo Salvini a quell'opposizione da cui potrebbe uscirne, al prossimo voto, come trionfatore assoluto.

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