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"Siamo andati troppo avanti, ora la paghiamo". Di Maio, l'ora del terrore. Finito? Da godere

Giulio Bucchi
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"A che gioco sta giocando?". Il retroscena di Repubblica su Luigi Di Maio descrive il leader del Movimento 5 Stelle spiazzato, quasi sconcertato dalla brusca frenata di Matteo Salvini sul governo M5s-Lega. "Sembra già in campagna elettorale", è il commento gelido del grillino, scosso da un dubbio: "Sta alzando la posta per avere un nome che piace alla Lega, per essere lui a guidare, o fa sul serio?". Quando Salvini, dopo il faccia a faccia con il presidente Sergio Mattarella, annuncia a chiare lettere che si può tornare al voto, senza fare il governo, Di Maio ha un brivido: "Ci siamo spinti troppo in là, se non la chiudiamo rischiamo di pagarla cara". Sottinteso: alle urne, dove il M5s e soprattutto lo stesso Di Maio farebbero la parte degli inaffidabili e inconcludenti, con tutto il loro carico di inesperienza, arroganza da primi della classe, veti e doppi giochi (e forni). Leggi anche: "Se si vota oggi, il centrodestra...". Il sondaggio di Mentana che cambia il quadro La faccia, in fondo, la sta mettendo e perdendo proprio lui, chiedendo tempo al Colle e seminando malumore anche nella base grillina. Non a caso, la grande paura è che anche se il contratto con la Lega andrà in porto, resta il nodo della maggioranza esigua al Senato: "A Palazzo Madama la maggioranza con la Lega è di sei voti - conta un deputato - se togli Nugnes 5, se levi Morra 4, non è che si possa scialare". E a maggior ragione, in quel caso, le responsabilità del fallimento ricadranno sulle strette spalle del capetto napoletano. 

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