"Siamo andati troppo avanti, ora la paghiamo". Di Maio, l'ora del terrore. Finito? Da godere
"A che gioco sta giocando?". Il retroscena di Repubblica su Luigi Di Maio descrive il leader del Movimento 5 Stelle spiazzato, quasi sconcertato dalla brusca frenata di Matteo Salvini sul governo M5s-Lega. "Sembra già in campagna elettorale", è il commento gelido del grillino, scosso da un dubbio: "Sta alzando la posta per avere un nome che piace alla Lega, per essere lui a guidare, o fa sul serio?". Quando Salvini, dopo il faccia a faccia con il presidente Sergio Mattarella, annuncia a chiare lettere che si può tornare al voto, senza fare il governo, Di Maio ha un brivido: "Ci siamo spinti troppo in là, se non la chiudiamo rischiamo di pagarla cara". Sottinteso: alle urne, dove il M5s e soprattutto lo stesso Di Maio farebbero la parte degli inaffidabili e inconcludenti, con tutto il loro carico di inesperienza, arroganza da primi della classe, veti e doppi giochi (e forni). Leggi anche: "Se si vota oggi, il centrodestra...". Il sondaggio di Mentana che cambia il quadro La faccia, in fondo, la sta mettendo e perdendo proprio lui, chiedendo tempo al Colle e seminando malumore anche nella base grillina. Non a caso, la grande paura è che anche se il contratto con la Lega andrà in porto, resta il nodo della maggioranza esigua al Senato: "A Palazzo Madama la maggioranza con la Lega è di sei voti - conta un deputato - se togli Nugnes 5, se levi Morra 4, non è che si possa scialare". E a maggior ragione, in quel caso, le responsabilità del fallimento ricadranno sulle strette spalle del capetto napoletano.