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Immigrazione, il piano per rispedire tutti i migranti in Africa: così si libera l'Italia

Gino Coala
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Manca poco perché la situazione tra Libia ed Europa diventi insostenibile. Finora la linea dura voluta dal ministro dell'Interno Matteo Salvini ha frenato le partenze selvagge e i relativi arrivi, ma ancora oggi sulle unità navali italiane ci sono circa 200 persone che rendono la situazione sempre più critica. Il Viminale sta concedendo lo sbarco di donne e bambini, ma il tempo a dispozione è sempre più stretto perché il sistema di ripartizione con gli altri Paesei europei diventi sistemico e non più sporadico. Leggi anche: "Libia porto sicuro", Salvini stoppato dalla biondina dell'Europa: così vuol farci invadere Le trattative messe in campo finora hanno dimostrato quanto sia impossibile mettere d'accordo tutti i 28 Paesi dell'Ue perché si decida barcone per barcone dove ripartire le persone a bordo. Il blocco minacciato dai Paesi dei Visegrad ha chiarito che l'unanimità è lontanissima. E né è possibile respingere le navi in arrivo dalla Libia, come ricorda il Giornale, visto che l'Italia è stata già condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo dopo il caso del governo Berlusconi. Eppure la soluzione dei respingimenti sembra quella che riscontra più adesioni sotto la presidenza austriaca dell'Ue, al punto da riuscire a convincere anche il blocco di Paese dell'Est. L'ultima condizione per incassare anche il favore del blocco "buonista" guidato da Francia e Germania è la garanzia che i migranti rimandati indietro siano accolti nel nuovo centro di Tripoli gestito dall'Onu, strumento indispensabile per filtrare chi ha diritto e chi no a ricevere lo status di rifugiato. Il piano si svolgerebbe nella piena legalità internazionale. L'Ue con Federica Mogherini ha riaperto l'ambasciata europea a Tripoli, l'Onu dal canto suo riconosce il govero del premier Serraj, senza dimenticare che l'Italia finanzia l'addestramento della Guardia costiera libica e fornisce motovedette per il pattugliamento delle coste. Sarebbe la via per spazzar via il mercato dei trafficanti di esseri umani, garantendo assistenza immediata per quei pochi che davvero scappano dalla guerra e riducendo al minimo le traversate del mediterraneo a bordo dei barconi.

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