Cerca
Cerca
+

Immigrati, Matteo Salvini pronto a una nuova escalation: il suo modello è l'Australia

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

Sarebbe la rottura con le convenzioni internazionali e con la giustizia europea. Ma tant'è. Secondo quanto riporta La Stampa, a tanto potrebbe spingersi il ministro dell'Interno Matteo Salvini per smuovere la Ue dal suo menefreghismo sulla questione degli immigrati. Una mossa che segnerebbe una nuova escalation dopo la chiusura dei porti che però, almeno nel caso della Nave Diciotti, ha mostrato di non funzionare. E così, il leader della Lega starebbe pensando ai respingimenti veri e propri. Ovvero, a riportare gli immigrati prelevati in mare là nel porto dal quale sono partiti, che nella stragrande maggioranza dei casi è in Libia. Per questo, non si potrebbe fare: perchè per i richiedenti asilo il Paese africano è considerato "not safe", non sicuro. Ma solo una minima parte di quelli che salpano verso l'Europa ha davvero diritto all'asilo... E per restare all'inglese e dintorni, la nuova strategia di Salvini potrebbe ispirarsi alla linea del "No way" ("Mai", o "in nessun modo") adottata dalla civilissima Australia. Che gli immigrati, per lo più dall'Indonesia, dalla Ialesia e dallo Sri Lanka, li riporta indietro grazie ad accordi coi governi di quei Paesi. O li "parcheggia" su alcune isole situate nell'Oceano Pacifico e nell'Oceano Indiano, per chiarire la loro posizione e poi decidere se ammetterli o se rispedirli a casa (come accade nella maggior parte dei casi). Due sono le differenze : nel caso dell'Australia i tentativi di ingresso di immigrati lo scorso anno sono stati appena 20mila, cioè una parte infinitesimale di quelli che ogni anno provano ad arrivare da noi. E poi, nel caso australiano i Paesi di provenienza sono pochi e tutti con affaccio sul mare, per cui accordi coi governi e rimpatri sono relativamente agevoli. Mentre i Paesi di provenienza dei "nostri" immigrati sono più di una dozzina, sparsi per tutta l'Africa. Ecco perchè, l'escalation alla quale sta penando Salvini, oltre che creare il (voluto) allarme in Europa, sta anche suscitando preoccupazioni in Libia, dove già oggi sono detenuti centinaia di migliaia di stranieri. Una situazione che, senza una "valvola di sfogo" (cioè l'Italia e l'Europa), rischierebbe di trasformare la Libia in una bomba a orologeria umanitaria. Per approfondire leggi anche: Diciotti, scatta la trappola per Matteo Salvini: i magistrati indagano per "sequestro di persona"

Dai blog