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Marco Minniti, il colpo di vanga sul Pd e la sinistra: "Ci serve un leader, come Matteo Salvini"

Giulio Bucchi
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Pietra tombale sul Pd e la sinistra. È Marco Minniti, intervistato da Repubblica, a stroncare sul nascere tutte le belle chiacchiere sentite alle Feste dell'Unità semi-deserte di questa settimana. "Altro che programma. L'opposizione dev'essere incarnata da un leader", è la formula magica che molti, tra i cosiddetti progressisti, fingono di non conoscere. E sa dirlo è l'ex ministro degli Interni, il più "di destra" tra quelli di sinistra (e non a caso il più apprezzato dagli italiani in quella Caporetto che è oggi il Pd), fa decisamente rumore. E si arriva al paradosso, per chi è ancora nel Pd, di riconoscere al grande nemico Matteo Salvini lo status di "fattore decisivo". È lui l'uomo che fa la differenza, che occorrerebbe ai dem travolti del dopo-Matteo Renzi, il capo: "Salvini con le sue idee perverse lo è. Dico di più: è il capo politico di un partito leninista. Nel suo mondo non si leva mai una voce contraria, non esiste il dissenso". GUARDA IL VIDEO - "Le correnti nel Pd...". Minniti e la supercazzola, la Merlino gli ride in faccia "La connessione sentimentale con il popolo - è un'altra martellata alle illusioni piddine - la può realizzare solo un leader. Serve a ben poco discutere del programma, distinguersi sullo 0,2 del deficit, proporre un aumento del reddito di inclusione per ribattere al reddito di cittadinanza". Perché "il programma non crea la connessione con la gente. Quella la può creare soltanto una persona, un capo". Non sarà lui ("Non ci penso nemmeno") ma difficile che lo siano anche le mezze figure che si stanno candidato alla segreteria del partito, Nicola Zingaretti in testa.

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