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Giovanni Tria, l'offerta-elemosina sul reddito di cittadinanza: la rabbia di Luigi Di Maio

Gino Coala
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La trattativa per la prossima manovra di Bilancio partiva già complicata dai ristrettisimi margini imposti dalle regole europee e il rispetto del rapporto deficit/pil da tenere sotto il 2%. Questa almeno la posizione tenuta con non poca fatica dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, difesa fino all'ultimo scatenando l'irritazione del vicepremier Luigi Di Maio che è arrivato a "pretendere" che il ministro trovi le risorse necessarie, anche sforando al 2,5% quel rapporto, con una manovra da 28 miliardi. Leggi anche: Di Maio, lo sfogo brutale contro il ministro Tria: "Non hanno capito, così va a casa" La pretesa dei grillini è che Tria trovi i soldi necesari per rispettare le promesse lanciate in campagna elettorale. Sono i temi sui quali tutto il M5s si sta giocando la faccia e la tenuta in vista delle prossime elezioni Europee. Così i grillini restano arroccati alle richieste di 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, 7 per la flat tax e 8 per il superamento della Fornero. La risposta di Tria però è stata a dir poco deludente, anzi irritante stando a quanto ha riferito il ministro del Lavoro all'Adnkronos. Nel corso del vertice dello scorso lunedì, riporta il Corriere della sera, Tria si sarebbe spinto a offrire al massimo un miliardo in più per rifinanziare il reddito di inclusione avviato dal governo Gentiloni. Uno smacco doppio per Di Maio, non solo costretto ad accettare una fotocopia sbiadita del suo reddito di cittadinanza, ma in più a subire un provvedimento del Pd. L'offerta di Tria è suonata nelle orecchie grilline come un'elemosina, per questo hanno fatto scattare il braccio di ferro, anche se di dimissioni del ministro dell'Economia non ha il coraggio di parlare neanche Di Maio: "Far sentire la voce di un partito che ha raccolto il 32% dei consensi - dicono dal Movimento - non è una forzatura". Lo scontro per ora è solo rimandato, Di Maio è in Cina in missione per promuovere il Made in Italy e spingere sull'industria dell'autobus italiana, l'agricoltura e le nuova tecnologie, senza dimenticare Alitalia. E la poltrona di Tria è sempre più traballante.

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