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Nicola Porro, attacco totale ai giudici: "Tra qualche anno dovremmo occuparci della separazione dei poteri"

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Cristina Agostini
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"Negli ultimi venti anni la magistratura ha rappresentato un contrappeso alla politica, anche superiore alla sua legittimità". Nicola Porro, nel suo editoriale su il Giornale, attacca i giudici: "Almeno dal decreto Biondi in poi (pensato dal primo governo Berlusconi del 1994) una parte, la più rumorosa, della magistratura ha capito che la sua alleanza con la stampa le avrebbe permesso di esercitare una forte pressione. A differenza delle alte burocrazie di Stato, senza le quali è tecnicamente difficile governare a Roma, l' influenza della magistratura è stata più politica. Una sorta di terza Camera, etica, del Parlamento". Leggi anche: Di Maio, disastro di governo: "Se condannano la Raggi...". Perché così cade il governo E oggi "con il governo a trazione grillina", continua Porro, "il vero cambiamento è proprio nel rapporto con questa parte della magistratura. Che è diventato fluido". Ma c'è un grossissimo rischio: "La Corte costituzionale, sì proprio quella di Amato e company, ha bocciato una norma fondamentale del Jobs Act di Renzi. Prima il licenziamento illegittimo veniva punito con una sanzione di due mesi di multa per ogni anno di anzianità. I supremi giudici hanno deciso che non basta: o meglio che saranno i loro colleghi magistrati ordinari a decidere l' entità del risarcimento. Insomma un'altra materia che il legislatore voleva consegnare ad un automatismo soggetto ad una legge generale e valida per tutti, e che i magistrati hanno deciso di riassegnarsi. Questo è l'impasto pericoloso di questa Terza Repubblica. In cui la politica e un'élite di magistrati dettano le regole. Tra qualche anno dovremmo preoccuparci non più della separazione delle carriere (sogno che mai si realizzerà) ma della separazione dei poteri".

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