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Pierluigi Bersani tenta il suicidio in diretta a PiazzaPulita: "Perché all'Italia serve lo ius soli"

Davide Locano
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Il Pd è entrato in analisi. Ne siamo felici, ne ha bisogno. La terapia è fissata di giovedì, dal dottor Corrado Formigli, che nel suo ufficio di Piazza Pulita ogni settimana riceve un paio di esponenti del partito o di illustri ex. Il canovaccio è sempre lo stesso: l'ospite spara qualche bordata contro Salvini, denuncia preoccupato il ritorno del fascismo, mostra indulgenza verso M5S per poi fare gli occhi dolci all'elettore grillino, che non va attaccato ma redento; infine, ragiona contrito su come il Pd sia potuto scivolare così in basso e fornisce due sbiaditi suggerimenti per risorgere. Giovedì scorso è toccato agli ex segretari Veltroni e Bersani farsi strizzare il cervello. Entrambi hanno perso le elezioni, anche se il secondo dice di aver pareggiato, Walter contro Berlusconi, Pier Luigi correndo da solo. I due ex leader condividono l'analisi della situazione attuale: per loro comanda la Lega; M5S, malgrado abbia il doppio dei parlamentari, è una ruota di scorta, molti elettori si sarebbero già pentiti e sarebbero pronti a tornare a votare sinistra. Chiedere come mai, se le cose stanno così, il calo dei grillini nei sondaggi premia Salvini e non il Pd, interromperebbe la narrazione e quindi Formigli si tiene per sé la domanda. L'opa del Pd è partita e bisogna reggere il gioco: prima tappa, liberarsi di Renzi; seconda, cancellarne la memoria con un nuovo partito popolare, fortemente di sinistra, che torni indietro anziché andare avanti; terza, lanciarsi alla (ri)conquista dell'elettorato di M5S scimmiottando i Verdi tedeschi. Finché il salotto si limita alle riflessioni su sovranismo e neofascismi, tutto fila liscio; è quando Formigli pone questioni serie che iniziano le difficoltà. Come risorgere? Veltroni è abile. Il giornalista lo incalza sul tema immigrazione, gli chiede dove sono finiti lo ius soli e l'abolizione della Bossi-Fini e lui svicola, dice che va riconosciuta la paura della gente, parla anche di sicurezza e arriva a sostenere che la sinistra ha perso perché «ha accettato la precarizzazione e smesso di dare sicurezza sociale». OSSESSIONE È quando la palla passa a Bersani che casca l'asino. «Abbiamo perso i valori», sentenzia, «infatti non parliamo più di ius soli». La frittata è fatta, l'ex leader del Pd, che ha spaccato il partito per fondare Liberi e Uguali, esperimento morto dopo sei mesi, ha tentato l'ennesimo suicidio in diretta tv. Non ha ancora fondato quella «nuova forza di sinistra popolare» di cui vagheggia e che somiglia tanto al Pci da cui proviene, che già l'ha ammazzata. Come se non bastasse, il notabile rosso aggiunge la sua ricetta economica, una sorta di reddito di cittadinanza per i «cinque milioni di poverissimi» che devono essere «aiutati dai super ricchi con un contributo di solidarietà» che il segretario si rifiuta di chiamare patrimoniale. Ma compagno Bersani, dove li vedi tutti questi super ricchi in Italia, scusami? Altra domanda che resta nella testa degli spettatori. Bersani ostenta la faccia di chi la sa lunga, sebbene lui i voti di Di Maio non li abbia mai presi. E sì che per la sinistra i tempi non sarebbero così grami, se solo la smettesse con l'ossessione di diventare il partito degli immigrati e trovasse una faccia nuova a parlare di novità, anziché i padri del suo fallimento. M5S è al 27% e, messi insieme, tutti i partiti dell'area di sinistra non sono poi così distanti. Certo, battere su ius soli e affini non è la strada giusta per recuperare voti ai grillini. Sulle posizioni del Movimento in materia d'accoglienza infatti c'è un equivoco: M5S non è di sinistra poiché è tollerante con i profughi ma, all'opposto, non mostra la faccia feroce verso gli immigrati irregolari solo perché questo gli consente di pescare voti a sinistra. LA COPERTINA Per questo, malgrado i guai non siano pochi, finché il Pd continua a parlare solo di ius soli e fascismo, Salvini può dormire sonni tranquilli. La copertina dell'Espresso in edicola domani vale più della frenata dello spread per il leader leghista. «Una vera sinistra fa eleggere i profughi in Parlamento» titola il settimanale in allegato a Repubblica, santificando Ilhan Omar, la prima ex rifugiata a entrare nel Congresso Usa. Ovviamente il settimanale omette di ricordare che in Italia l'unico immigrato di colore che siede in Parlamento l'ha portato la Lega. Si chiama Tony Iwobi e arriva dalla Nigeria. È diventato leghista perché il Carroccio è il solo partito che l'ha trattatto da imprenditore qual è e non da disperato. Il Pd si rassegni, la partita degli immigrati l'ha persa. Quelli che sono integrati e lavorano votano a destra perché non sopportano di essere trattati da cittadini di serie B e plaudono ai freni all'immigrazione irregolare messi dal governo almeno quanto chi vive in Italia da generazioni. di Pietro Senaldi

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