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Giancarlo Giorgetti demolisce l'M5s: "Non è roba nostra, ma...". Perché Salvini sta ancora al governo con loro

Giulio Bucchi
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«La pensione di cittadinanza? Non ho convinto mia mamma, figurarsi se convinco voi». «Il condono di Ischia? Non è roba nostra, l' abbiamo digerito col Fernet, ma c' è da garantire un governo agli italiani. ..». È un Giancarlo Giorgetti particolarmente schietto e ciarliero quello che, intervistato da Simona Arrigoni, ha intrattenuto il numeroso pubblico di Arona (Novara) durante gli "Stati generali dell' economia" della Lega, organizzati dal sindaco e parlamentare leghista (vicepresidente della Commissione Finanze) Alberto Gusmeroli. Durante i vari interventi, il numero due della Lega ha di fatto certificato quel che da un po' di tempo si va vociferando in Transatlantico, ovvero la crescente insofferenza della componente leghista verso gli alleati pentastellati, giudicati troppo «acerbi» rispetto alle sfide da affrontare. Leggi anche: "Quali altri voti conquisterà". Bruno Vespa, la profezia su Matteo Salvini Dal Sud al condono - Che sono tante e diverse tra loro. Come quella dello sviluppo del Sud: «La globalizzazione ci dice che al Sud non potranno più nascere industrie metalmeccaniche, ma ci dice anche che converrebbe investire sul turismo». Il piatto forte, però, Giorgetti lo serve sui temi cari dei Cinquestelle: «Sul reddito di cittadinanza dobbiamo intenderci», spiega il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. «Quando abbiamo scritto il contratto per mettere assieme due visioni diverse, si sono concordate due cose. La prima è che non deve essere una misura assistenziale, al contrario le persone devono mettersi a disposizione del mercato del lavoro. La seconda è che ci devono essere dei luoghi (i centri d' impiego) che facciano incontrare domanda e offerta di lavoro. Ecco - prosegue Giorgetti - i Cinquestelle stanno studiando per presentare il loro provvedimento: se sarà così, bene. In caso contrario per la Lega sarà indigeribile». Forte la presa di distanza anche sul condono per Ischia infilata nel decreto "Salva Genova": «Anche a noi la questione è sembrata malposta. Potrebbe essere giusto condonare le prime case, ma è sbagliato chiudere un occhio sul villone del lord inglese. Insomma - prosegue il numero due del Carroccio - noi cerchiamo di limitare i danni. Non è roba nostra e per digerirlo c' è voluto il Fernet. Ma in noi è prevalso l' esigenza di garantire un governo agli italiani». Una bella bordata, doppiata su altri due temi cari alla Lega come le grandi opere e la querelle sugli inceneritori. «Sulle prime ci siamo guardati in faccia in Consiglio dei ministri. Dobbiamo investire e per farlo servono meno controlli preventivi e più controlli a fine lavori. Se non si fa così si blocca tutto. Sugli inceneritori, invece, c' è stato un tempo, tanti anni fa, in cui anche noi della Lega eravamo scettici. L' esperienza, però, ci ha detto che è la soluzione. Salvini lo ha detto in Campania, ma lo stesso discorso poteva farlo anche per Roma». Giorgetti poi ha parlato dell' Europa e del braccio di ferro che il governo sta facendo con la Commissione europea. «Stiamo vivendo una fase storica. Noi non vogliamo sfasciare l' Europa, ma è giusto chiedersi se si debba andare avanti col pilota automatico come negli ultimi 20 o 30 anni, somministrando ai popoli ricette non condivise, oppure se l' Europa debba inziare ad ascoltare voci diverse e salvarsi». Mediazione con la Ue - Il tema più succoso però è quello dello scontro sulla manovra. Anche qui Giorgetti è affatto scontato: «Il braccio di ferro fa parte della politica. È un po' come nel rugby, si cerca di avanzare passando la palla indietro e continuando in qualche modo a "ruzzare" per arrivare alla meta. Noi vogliamo fare gli interessi del popolo italiano e crediamo che accettare supinamente i diktat di Bruxelles non sia il modo giusto. Poi, certo, sappiamo anche che alla fine si troverà un compromesso con la mediazione. Non so quale, ma per noi deve essere il compromesso e la mediazione più avanzati possibile. Ci stiamo impegnando per migliorare l' Italia e l' Europa». Gran finale sul Fondo monetario: «Li ho incontrati e ho spiegato che le loro ricette hanno fatto disastri in tutto il mondo e che se vogliono applicarle qui si sbagliano». di Fabio Rubini

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