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Giuseppe Conte ha in mano le sorti del governo, il retroscena e quelle voci su Salvini e Di Maio

Davide Locano
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Ore cruciali per il governo intento a trovare un accordo con l'Unione Europea sulla manovra. È fissato infatti per domani pomeriggio l'incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Juncker. La soluzione tecnica è pronta ma spetterà alla politica decidere su come muoversi, ha sostenuto il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Lega e M5s attendono le mosse del presidente del Consiglio. Ma la partita va avanti tra sospetti e tatticismi. La Lega non escluderebbe di scendere sotto il 2,2% del rapporto deficit/Pil. "Possiamo fare le misure che abbiamo in mente anche scendendo intorno al 2%", la linea che avrebbe sposato Giancarlo Giorgetti dopo il lavoro che il Mef ha portato avanti sulle valutazioni riguardanti le pensioni e il reddito di cittadinanza. Ma il sospetto all'interno del partito di via Bellerio, riferiscono fonti parlamentari, è che sia il Movimento 5 stelle a voler alzare l'asticella provocando una reazione da parte di Bruxelles. "La manovra è fatta, ora capiremo se Luigi Di Maio vuole il dialogo e quale sarà la posizione di Conte", spiega un 'big' del Carroccio. Leggi anche: Luigi Di Maio, il suo piano segreto per far fuori Giovanni Tria Il presidente del Consiglio in queste settimane si è speso in prima persona nel cercare un accordo con la Ue. Andrà domani a Bruxelles con "una nuova proposta". Il totem del 2,4% è stato abbattuto ma la decisione da prendere è su quanto aprire alle richieste della Commissione. In realtà anche all'interno della Lega c'è chi, come il presidente della Commissione Bilancio, Claudio Borghi, vorrebbe non scendere sotto il 2,2% e consiglia al premier di tornare a Roma già con la promessa che non ci sarà alcuna procedura d'infrazione ai danni del nostro Paese. Ma il ragionamento di chi vorrebbe evitare il muro contro muro con Bruxelles è che si può comunque andare avanti con le misure promesse senza andare allo scontro. La rimodulazione delle due misure cardini del contratto di governo avrebbe portato ad ulteriori risparmi, da qui la posizione che porterebbe avanti soprattutto Giorgetti, di utilizzare quelle risorse per abbassare il deficit. La deadline per il negoziato è fissata per il 19 dicembre ma Juncker si aspetta già da domani delle novità sostanziali. L'invito di Bruxelles è quello di scendere fino all'1,9%, visto che ci sono soprattutto i Paesi del nord Europa che insistono affinché Roma non deragli dai vincoli europei. I due interventi "costeranno meno del previsto", hanno spiegato sia Tria che Di Maio, con il primo che ribadisce la necessità di ottenere la fiducia dei mercati e che reddito di cittadinanza quota 100 troveranno applicazione tra qualche mese. M5s e Lega, naturalmente, difendono i propri cavalli di battaglia. Nella trattativa è spuntato anche il 'fattore Macron'. "Mi aspetto che la Commissione accenda un faro sulla Francia perché se la regola del deficit-Pil vale per l'Italia varrà anche per Macron", ha sottolineato Di Maio. Il presidente del Consiglio non ha ancora scoperto le carte. "Non andrò - ha promesso - con il libro dei sogni ma con lo spettro completo del progetto riformatore del governo".  Conte domani prima di andare a Bruxelles incontrerà il presidente della Repubblica, che ha sempre auspicato la necessità di proseguire sulla strada del confronto. Intanto oggi Conte ha avuto un fitto dialogo con il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine della sua informativa al Senato

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