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Vincenzo De Luca, l'unico intelligente del Pd: cosa ha compreso su Matteo Salvini

Davide Locano
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Che poi a sinistra uno mediamente intelligente, capace di dire due o tre cose giuste e persino di vincere le elezioni cui si candida, ci sarebbe pure. Se non un leader di statura nazionale, la cosa che gli assomiglia di più, di questi tempi e da quelle parti. Non sarà di primo pelo, andando per i 70, ma è comunque coetaneo del laburista inglese Jeremy Corbyn, attuale capo dell' opposizione di Sua Maestà. Il vero problema di Vincenzo De Luca, governatore della Campania, è quello di non essere un cocco di Repubblica e di non passare le giornate a condividere gli appelli di Roberto Saviano, col quale semmai preferisce litigare. Fisicamente parlando, poi, sta ai Clinton e agli Obama, prototipi estetici del progressismo, come uno scarrafone sta agli elfi di Tolkien. Colpe che si pagano. È un peccato, perché ci rimettiamo tutti. Chi non voterebbe mai per il Partito democratico perde una via di fuga dalla noia e dalle banalità che avvolgono la politica. Troppo spesso De Luca dà l' impressione di essere l' unico vivo in un mondo di morti, il solo capace di dire quelle verità che gli altri non sanno nemmeno balbettare. Vedi alla voce Cinque Stelle: mentre il resto della sinistra terrona (pardon, meridionale) per sopravvivere cerca di aggrapparsi a loro come cozza alla scoglio, lui li tratta da analfabeti funzionali e usa le loro facce per pulirsi le scarpe. È stato il primo ad approcciarli senza complessi d' inferiorità, bollando Luigi Di Maio «il chierichetto», Roberto Fico «il moscio» e Alessandro Di Battista «gallo cedrone» come «tre mezze pippe». E il voto del 4 marzo non gli ha fatto cambiare idea (anzi). Leggi anche: Paolo Becchi, il piano di Conte per far fuori Salvini USCIRE DAL GREGGE Alla faccia dei suoi compagni di schieramento, specie quelli del Sud, che ora si mangiano le mani per non avere avuto loro la meravigliosa idea di aumentare tasse e spesa pubblica per regalare soldi ai nullafacenti, il presidente campano dice l' unica cosa onesta che dovrebbe dire uno delle sue parti, a prescindere dalla casacca indossata: «Qui già stanno facendo false separazioni per prendersi il reddito di cittadinanza. E una quota rilevante di queste risorse andrà, pari-pari, alla camorra». Le cose che quando le scrivono gli osservatori del Nord sono accusati di razzismo. Si toglie lo sfizio di uscire dal gregge persino quando c' è di mezzo il Babau leghista, il cattivo che mette tutti d' accordo. Ai consiglieri regionali di sinistra che gli chiedono di brandire la Costituzione, unirsi alla protesta dei sindaci e presentare ricorso contro il decreto sicurezza di Matteo Salvini, risponde che non se ne parla. Nel merito hanno le loro ragioni, spiega De Luca, «ma la disobbedienza dei sindaci non mi convince. Avrebbero dovuto aprire un contenzioso con il governo a inizio dicembre e non a inizio gennaio. E poi più si ideologizza il problema, più si regalano voti alla Lega. La sinistra continua a non capire niente». POVERO TONINELLI L'ultimo show è di due giorni fa, bersaglio grosso. «Ricordate la battaglia di Beppe Grillo contro i vaccini? Dopo dieci anni, perché in genere loro ci mettono dieci anni per capire le cose, ha scoperto che sui vaccini si pronunciano gli scienziati e i medici, non i ciarlatani e i cabarettisti». Stesso metodo da bulldozer con cui asfalta le piantine di cannabis, altro feticcio della sinistra riciclato dai Cinque Stelle nel loro mercatino equo e solidale: «Legalizzarle significa rovinare un' intera generazione». Non prova pietà nemmeno per il povero Danilo Toninelli, uno che si fa male da solo ogni volta che apre bocca in pubblico: «La commissione ha consegnato la relazione sulla Tav, che però non è un atto pubblico. Toninelli ha detto che ci vorrà del tempo. Dobbiamo mandargli una insegnante di sostegno per fargli leggere queste dieci pagine maledette?». Sa essere cattivo e scegliersi nemici forti, De Luca. Qualità che lo rendono più divertente di Maurizio Crozza, ma pure un politico migliore di Nicola Zingaretti, di Maurizio Martina e di tutti gli altri beccamorti che oggi litigano per guidare il carro funebre democratico e domani, estinguendosi, faranno l' ultimo regalo ai grillini. di Fausto Carioti

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