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Sea Watch, a Matteo Salvini l'accordo con la Ue non basta: "Ecco le carte, indagine sulla Ong"

Gino Coala
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Alla fine del braccio di ferro tra Unione europea e Matteo Salvini sul caso della Sea Watch 3, è il ministro dell'Interno italiano a passare all'incasso, dopo aver ottenuto la disponibilità di sei Paesi Ue alla ricollocazione dei migranti a bordo della nave Ong. Un riconoscimento del diritto per l'Italia a non farsi puntualmente invadere senza il sostegno del resto dell'Europa, ma anche una vittoria politica che dà a Salvini la forza necessaria per andare fino in fondo nel fumoso traffico di immigrati che interessa il Mediterraneo. Leggi anche: Salvini entra in studio a Di Martedì, 40 secondi di ovazione: Floris non sa più che fare Nel mirino del vicepremier leghista c'è ora la Ong tedesca Sea Watch, finora sempre poco trasparente sui propri movimenti e sulla quale pende il sospetto di aver portato questi ultimi 47 naufraghi verso le coste italiane solo per far scoppiare un caso politico contro il governo. Intanto Salvini esulta: "Missione compiuta! - ha dichiarato - Ancora una volta, grazie all'impegno del governo italiano e alla determinazione del Viminale, l'Europa è stata costretta a intervenire e ad assumersi delle responsabilità. Sei Paesi hanno accettato di accogliere gli immigrati a bordo della Sea Watch 3, coordinandosi con la Commissione europea: si tratta di Francia, Portogallo, Germania, Malta, Lussemburgo e Romania". L'obiettivo del Viminale ora è approfondire le indagini sulla Ong, considerando anche la quantità di documenti raccolti nel corso degli ultimi giorni: "Auspichiamo inoltre che, in base alla documentazione racconta, venga aperta un'indagine per fare chiarezza sul comportamento della Ong. L'obiettivo è stato anche in questo caso trovare una soluzione che possa conciliare la sicurezza delle persone in mare con quella di un Paese, l'Italia, che non è più disposto a essere il rifugio di tutti i clandestini d'Europa".

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