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Tiziano Renzi ai domiciliari, la finta coop per guadagnare di più e quei pagamenti fantasma agli immigrati

Cristina Agostini
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Si trattava di cooperative fantasma per scaricare il costo dei lavoratore, le tasse, le multe e così guadagnare di più. Secondo gli inquirenti della Procura di Firenze che ha portato all'arresto dei genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli , la Delivery service Italia, la Europe Service e la Marmodiv, che servivano alla Eventi 6, di babbo e mamma Renzi erano le "tre bare" per avere lavoratori senza dover versare loro i contributi. Leggi anche: "Mai visti arresti così assurdi". Renzi e l'agguato giudiziario: qual è il suo terribile sospetto Secondo quanto riporta Repubblica l'inchiesta parte nel 2009, con la cooperativa Delivery Service Italia di cui Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati per i pm "amministratori di fatto" fino al 30 giugno 2010. La società è stata in regola "solo per il primo anno di esercizio". L'anno successivo è stata sommersa dai debiti e nel 2011 è stata chiusa. I finanzieri hanno individuato due "evasioni contributive", una di 287.131 euro per il 2010 e un' altra di 332.131, e "l'accertamento di lavoratori al nero". Le mail - La situazione è compromessa e mamma Renzi, in una email al marito spiega la necessità di aprire un'altra cooperativa "per cercare di guadagnare qualcosa in più". "L' unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne di vino e volantini, sarà costretta a riassumerli subito", scrive. Tiziano Renzi in un'altra mail alla moglie e al genero Andrea Conticini spiega nel dettaglio come la loro cooperativa Eventi 6 faceva utili: "Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo. Chiaramente per i clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall'oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova". Gli immigrati - Fondamentale è la confessione dell'imprenditore Paolo Magherini che il 31 maggio scorso davanti ai pm fiorentini Christine Von Borries e Luca Turco che gli contestavano l' emissione di modeste fatture rivela il vero obiettivo della Marmodiv: "La Cooperativa era gestita da prestanome ma tutti nel settore sapevano che era riconducibile alla famiglia Renzi, e in particolare a Tiziano e alla moglie. Poi c'era anche Andrea Conticini. Le fatture che mi avete esibito devo ammettere che sono false: mi fu chiesto di aprire una partita Iva e di emetterle. Mi venivano pagate via bonifico e successivamente io restituivo per intero la somma, in contanti. Questi soldi credo servissero a pagare in nero altri dipendenti. Non ero l'unico a cui era stato chiesto questo favore, ce ne sono molti altri". Tra questi, ci sono diversi immigrati. Come Mohammad Nazir, titolare di una ditta individuale per la spedizione di materiale propagandistico, che ha emesso fatture per circa 40.000 euro, tra il 2016 e il 2017, in favore di Marmodiv. Ma all'indirizzo della sede della ditta, a Cesano Maderno, c'è un' abitazione, la ditta non ha mai lavorato con la Marodive e Nazir non risulta nemmeno all'anagrafe. Poi c'è Isajiad Amir, titolare di una ditta a Castiglione delle Stiviere: "Disconosco la fattura da 15.000 euro che mi mostrate, valuterò l' opportunità di denunciare chi ha utilizzato il nome della mia impresa per prestazioni che non ho mai effettuato". 

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