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Sondaggio di Emg Acqua: soltanto il 21% degli italiani crede ancora nell'onestà grillina

Cristina Agostini
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Prima domanda: se manco sono onesti, che altro resta? Fingendo che i migliori statisti fossero stinchi di santo (falso, falsissimo) che altro resta di un grillismo che non sia almeno specchiato, zelante, morigerato? Forse la competenza? L' esperienza? La capacità? L' equilibrio? Il buonsenso? Sono almeno belli da vedere? Un sondaggio di Agorà (Raitre, ieri) diceva che il 61 per cento degli italiani pensa che il mito dell' onestà grillina sia finito con l' arresto di Marcello De Vito, l' ex vicepresidente dell' assemblea capitolina finito dentro per corruzione. Non lo pensa solo il 21 per cento, gli altri boh, non pensano niente. Quando è stato fatto il sondaggio, notare, non era ancora stato indagato l' assessore Daniele Frongia, fedelissimo della sindaca Raggi e inquisito pure lui per corruzione nell' inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Sono tutti innocenti sino a prova contraria, magari finirà in nulla: ma queste cose, ormai, ce le raccontiamo in tre. Leggi anche: Il sondaggio riservatissimo sul tavolo di Di Maio. I numeri che nessuno vi ha ancora detto LE MANETTE AZZURRE - Seconda domanda: se manco sono garantisti, o perlomeno seri, che altro resta di Forza Italia? Fingendo che i cosiddetti azzurri fossero tutti intrisi di cultura liberale (improbabile, improbabilissimo) che altro resta di un partito che si voleva custode dello stato di diritto, delle garanzie costituzionali, e non solo quindi, custode della fedina penale di Berlusconi? Il senatore di Forza Italia Francesco Giro, durante le dichiarazioni di voto sulle mozioni di sfiducia contro il ministro Danilo Toninelli, in aula al Senato, sempre ieri, si è messo a fare il segno delle manette come un grillino da due soldi, anzi, come un qualsiasi Michele Giarrusso che nel febbraio scorso fece il segno delle manette rivolto al Pd e disse così: «Io non ho genitori agli arresti domiciliari». Accadeva mentre Fabrizio Cicchitto presentava il libro «Storia di Forza Italia». Accadeva nel giorno in cui un altro genio, il deputato di Fratelli d' Italia Federico Mollicone, con altri colleghi, scandiva lo slogan «o-ne-stà, o-ne-stà» già caro sempre a loro, ai grillini. Bravo. Bravi. Simpatici. Era il caso. DESERTO POLITICO - La terza domanda è deprimente come la primavera, ma è inevitabile: che cosa resta in generale? Che cosa resta, se gli onesti-e-basta manco risultano onesti? Resta il basta. Che cosa resta se i grillini e il centrodestra fanno una gara di gestacci beceri e di malcostume istituzionale? Resta il grillismo come vittoria culturale, come deserto politico, un tutto uguale a tutto dove l' asticella è ormai a terra e dove una strage in nuova Zelanda porta ad accusare Salvini, dove sulle navi delle ong arruolano uno come Casarini, dove anche i padri e i genitori finiscono nel tritacarne mediatico e giudiziario, dove Berlusconi viene tranquillamente associato al molto presunto avvelenamento di una modella marocchina, dove Marco Travaglio commenta le tangenti grilline dicendo «purtroppo capita», dove la tentata strage sul bus - quella in cui un senegalese ha minacciato 51 bambini tentando di bruciarli vivi - secondo Gad Lerner «è l' esito di una contrapposizione isterica che manifesta ostilità agli immigrati additandoli come privilegiati, negando le loro sofferenze e la loro umanità». Tutto può essere detto, fatto, negato, inventato, una notte in cui tutti i gatti sono grigi, in cui tutti i politici sembrano grillini, in cui tutti i grillini sembrano politici. Il sondaggio di Agorà diceva pure che la Lega sarebbe il primo partito, se si votasse oggi. Ma non è tanto la Lega che avanza. Sono gli altri che arretrano, e vanno in dissolvenza. di Filippo Facci

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