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Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, il piano anti-Lega: gay, come vogliono accoltellare Matteo Salvini

Davide Locano
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Da qui alle elezioni europee puntare sui diritti. Nel tentativo di recuperare l' elettorato di sinistra che sta tornando a casa, dal Pd. E il prossimo fronte è già deciso: la legge sull' omofobia. Un provvedimento che aveva cominciato l' iter nella scorsa legislatura ma che si arenò proprio a causa delle proteste del popolo del Family Day, parte del quale si è riunito nello scorso week-end a Verona. È questa la strategia decisa dai vertici del M5S, a cominciare dal capo politico, Luigi Di Maio, e da Davide Casaleggio, custode dell' eredità dell'ispiratore, che da giorni si sentono per concordare ogni mossa nel tentativo di evitare un naufragio il 26 maggio. Sui temi economici, la partita è chiusa. Dopo aver calato la carta del reddito di cittadinanza, non è pensabile giocare al rialzo su un' altra misura. Soldi non ce ne sono. E i dati economici del sistema Italia, come ricordava ieri implacabile l' Ocse, sono negativi. Piuttosto, bisognerà far fronte a una manovra correttiva o a una finanziaria di autunno che si annuncia lacrime e sangue. Leggi anche: Renato Farina: perché Luigi Di Maio è il pollo perfetto Per questo, da qui ad allora, bisogna recuperare tutto il recuperabile su altri piani. Primo fra tutto, quello dei diritti: non costa e si incrocia con il target su cui il M5S ha perso di più. Del resto conviene anche alla Lega, perché le consente di recuperare parte di quell' elettorato che non vede risultati sui temi economici, sulle tasse. E i primi dati sembrano premiare la nuova strategia: secondo un sondaggio di Swg per La7, nell' ultima settimana il Movimento avrebbe recuperato lo 0,9 per cento arrivando al 22,2. «QUEL TESTO VA AFFONDATO» Non a caso anche ieri sul dossier diritti M5S e Lega hanno incrociato le spade. «Il provvedimento Pillon è chiuso», ha detto, assertivo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora. «Quel testo non arriverà mai in Aula, non se ne parla più, è archiviato». Poco dopo, ecco la risposta del capogruppo leghista a Montecitorio, Massimiliano Romeo: il ddl Pillon «si può migliorare e probabilmente si giungerà a un testo base unico di sintesi con le altre proposte, ma non si può certo archiviare» perché «ne parla il contratto di governo» che «sul tema dell' affido condiviso è molto chiaro, a partire dalla permanenza dei figli con tempi paritari tra i genitori e il ddl Pillon rispecchia quel testo». Punto e a capo. Del resto la giornata era iniziata con un botta e risposta tra i due vicepremier, complice un retroscena apparso su Repubblica che dava conto dell' irritazione di Matteo Salvini nei confronti degli alleati. «Non condivido e spero che non sia vero», diceva Di Maio, «questa frase di Salvini che leggo su Repubblica: "Qui comando io". Io voglio dire una cosa chiara: qui comandano gli italiani e abbiamo sempre detto che governeremo questo Paese con umiltà e al servizio degli italiani. Se fosse vera quella frase, sarebbe grave, perché uomini soli al governo li abbiamo già avuti con Renzi, con Berlusconi». Salvini non ha avuto problemi a smentire il virgolettato: «Repubblica è un costante pesce d' aprile, il pensiero mio è che c' è un presidente del Consiglio, c' è una squadra, comandano gli italiani, comanda il contratto di governo». Per essere chiari: «Sono, come si dice ad Oxford, cazzate». E ancora: «Se io dovessi alzarmi la mattina smentendo titoli inventati di questo o quel giornale passerei la giornata a fare questo. Invece faccio il ministro». LAVORARE, LAVORARE Ma che le tensioni ci siano è sotto la luce del sole. Il gioco delle parti, però, è altrettanto evidente: più i suoi scalpitano, più Salvini giura eterna vita all' alleanza. Almeno finché la Lega può continuare a realizzare, nella sostanza, quello che gli interessa. Come ha detto ieri: «Io dico ai miei di non rispondere e di lavorare. Lavorare e lavorare, anche sul tema della famiglia su cui ne ho sentite di tutti i colori. A me interessa andare fino in fondo: sulle adozioni da velocizzare, sulle case famiglia riguardo alle quali ci sono parecchi problemi. Vediamo di riuscire a fare tutto senza miracoli, ma vediamo di riuscirci, bado alla sostanza». E ha «assolutamente» escluso una crisi di governo «prima, durante e dopo le Europee». Conta la sostanza. E su questo, per ora, il saldo della Lega, al contrario del M5S, è positivo. A sera, Salvini diffondeva il conto aggiornato della misura principe approvata dal Carroccio, quota 100: «109.579 volte orgoglioso di aver cominciato a smontare la legge Fornero, restituendo in pochi anni il diritto alla vita a milioni di italiani». Se si riesce a portare a casa quello che sta a cuore, si può anche accettare le punture di spillo dei Cinquestelle sui diritti. Temi su cui, peraltro, come Salvini sa bene, la stragrande maggioranza degli italiani sta con la Lega. di Elisa Calessi

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