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Giovanni Tria, l'ombra dei magistrati sul ministro: banche, voci su una scomodissima inchiesta

Davide Locano
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Alla fine l' accordo si trova e la norma sui rimborsi ai risparmiatori truffati finirà nel decreto crescita atteso sul tavolo del consiglio dei ministri di oggi. Contestualmente sarà emanato il decreto attuativo che permetterà di sbloccare i rimborsi. Ma quanta fatica per arrivare a questo punto. I Cinquestelle, che hanno fatto del tema delle banche una bandiera politica, hanno usato mezzi non convenzionali per spingere il ministro Giovanni Tria a superare le proprie perplessità. Sono state gettate ombre sui suoi collaboratori e sui suoi familiari. Tanto da spingere il titolare dell' Economia a parlare di «intimidazioni». Tria metterà la firma su quel decreto. Ma i suoi dubbi restano intatti. Anzitutto perché ritiene sia giusto che un' autorità (la Consob o la magistratura) stabilisca chi è stato effettivamente truffato. Inoltre l' esponente del governo sostiene la necessità di discernere tra risparmiatori e investitori, tra chi ha perso soldi con le obbligazioni e chi ce li rimessi con le azioni. I primi vanno garantiti, i secondi non è detto. I grillini vogliono invece fare tutto un calderone perché è questo che hanno promesso in campagna elettorale. Il rischio? È che le richieste di rimborso crescano esponenzialmente. Ciò porta un problema di responsabilità. Le restituzioni saranno fatte con soldi dello Stato. Chi se lo assume il rischio di un' imputazione per danno erariale da parte della Corte dei Conti? Per questo Tria ha voluto inserire un passaggio nel decreto che preveda una tutela giuridica per i funzionari. Leggi anche: Il figlio di Giovanni Tria e l'intreccio con la Ong di Casarin STILETTATE TRA AMICI La tregua armata arriva dopo giorni di tensioni, in cui i grillini non hanno risparmiato coltellate al ministro. È stata fatta veicolare la storia di Claudia Bugno, collaboratrice del prof che si sarebbe garantita un peso importante nello staff di via XX Settembre facendo in modo che il marito imprenditore assumesse il figliastro di Tria. «Spazzatura, violazione della privacy», ha detto lui al Corriere, «mi chiedo chi passa ai giornalisti queste cose». Esatto, proprio loro. I pentastellati. Che ieri rilanciavano il caso chiedendo la testa della consulente. «Voglio vedere le dimissioni" di Bugno da consigliera del ministro dell' Economia, Giovanni Tria, «e mi domando come sia stata indicata per St Microelectronics visto che non ha quel tipo di percorso. Chi lavora per il Paese è benvenuto, chi lo fa per altre logiche si faccia un esame di coscienza», attacca il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni su Repubblica. VELINE A RAFFICA Sempre fonti grilline fanno sapere che la donna è anche advisory board di Spencer Stuart, potentissima società internazionale di cacciatori di teste. Ci sarebbe arrivata per intercessione di Enrico Letta. Insomma, non proprio una "sovranista" della prima ora. Intimidazioni, ricatti. Tria si ribella. Ma i grillini non mollano il suo polpaccio: «Se firmi una manovra e il Parlamento la vota, tu, essendo esecutivo, hai il dovere, non il piacere o la scelta, di fare poi il decreto attuativo. Altrimenti non stai facendo il tuo lavoro», dice Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Affari Esteri. Resta «congelata» l' interrogazione parlamentare nei riguardi del ministro del Tesoro Giovanni Tria sulla vicenda di Chiara Bugno e del suo doppio incarico. Resta come minaccia latente, nel caso in cui Tria «faccia scherzi» nelle prossime ore. Giuseppe Conte ha lavorato per conciliare le parti tutto il giorno («L' Italia ci guarda, smettetela»), negando in serata l' ipotesi di dimissioni: «Non ci saranno, ma Tria stia concentrato sul suo lavoro». Il ministro incassa anche il sostegno di Matteo Salvini («Se fa il suo lavoro, non deve avere timore») e la rassicurazione di Luigi Di Maio. Che nega le minacce grilline: «Solo sollecitazioni legittime». di Salvatore Dama

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