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Matteo Salvini, per The Economist è l'uomo più pericoloso in Europa. E il ministro: "Ecco perché minacciano"

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Caterina Spinelli
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La ricetta per «disinnescare la minaccia che Salvini pone all' euro. L' uomo più pericoloso in Europa», la fornisce il settimanale britannico The Economist. Il leader della Lega valuta il servizio e commenta: «Ecco perché continuano a minacciarci». Non sono gli unici, anche se sono influenti. Più di coloro che gli spediscono pallottole e anche di quell' attuale estremista di sinistra che consiglia al vicepremier di felicitarsi perché, ai bei tempi della lotta armata per il comunismo, lui e i gruppuscoli di cui faceva parte gli avrebbero consegnato personalmente il proiettile. È Enrico Galmozzi, ex terrorista nonché fondatore dell' organizzazione rivoluzionaria denominata Prima Linea, condannato perché giudicato colpevole degli omicidi di Enrico Pedenovi, esponente del Msi milanese, e di Giuseppe Ciotta, un brigadiere in servizio alla Questura di Torino. A proposito, uno dei responsabili del servizio d' ordine del movimento studentesco milanese degli anni Settanta del secolo scorso, il fondatore di Emergency Gino Strada, dichiara con l' occhio spiritato che «l' unica soluzione è far piazza pulita di questo coacervo di fascisti e coglioni». A chi si riferisce? A «Salvini & company», nella speranza «che gli italiani non siano così coglioni e così fascisti». L' AVANGUARDIA DEI VIOLENTI Sono l' avanguardia, non più operaia ma pensionata, di un movimento di odio con la bava alla bocca. Lo si ritrova diffuso sui social network, da gente che svolge la propria attività dietro le tastiere, ma anche ai margini di organismi politici come il Pd. «Salvini è un traditore della Patria e, se fossimo un Paese serio, agiremmo come si è agito nei confronti di Mussolini». Chi vuole appendere il ministro dell' Interno a testa in giù, è Giuseppe Morelli, che si autodefinisce membro dell' assemblea del Partito Democratico di Roma. Il segretario del Pd Roma, Andrea Casu, smentisce: «Non è più iscritto da tempo e milita in altri partiti». Quella qualifica, di cui si fregia ancora, è «una vecchia scritta» mai modificata, spiega l' autore dell' invettiva. IL CONFLITTO SOCIALE È saltato un freno inibitorio e ha scatenato un' incontrollabile rabbia omicida contro il potere costituito, indicato come "fascista", quindi come il male assoluto, da contrastare con ogni mezzo, lecito o illecito. Non è detto che, prima o poi, non troveranno un matto che gli lancerà una miniatura del Duomo di Milano, come accadde a Silvio Berlusconi. Ma l' idea dello scontro sociale, del conflitto è nelle corde della sinistra e guarda caso riaffiora proprio ora che ha perso la sua rappresentatività politica. È la loro ultima speranza, di fronte al consenso popolare che li ha abbandonati. Esagerano perché senza la dialettica, anche violenta, anche se non la si definisce più di classe, la loro lotta rivoluzionaria non proseguirebbe. Alcuni la teorizzano, ipotizzando che magari altri, più giovani e vigorosi, la praticheranno. Ma rischiano di ottenere il risultato opposto: a forza di dipingerlo come un contro-rivoluzionario da sopprimere, Salvini lo diventerà davvero e per loro saranno guai. di Andrea Morigi

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