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M5s, Casaleggio finanziato da Deliveroo: sarà per questo che la legge di cui parlava Luigi Di Maio..

Davide Locano
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Pedalano dalla mattina alla sera, sotto la pioggia o sotto il sole cocente, a qualsiasi temperatura, per consegnarci a domicilio pranzi, cene e spuntini. Flagello degli automobilisti che se li vedono spuntare a destra e a manca e anche dei pedoni, poiché non è affatto raro che sfreccino a tutta velocità con le loro biciclette persino sui marciapiedi. I cosiddetti riders che sgobbano per le piattaforme di food delivery in Italia sono circa 10 mila, di cui il 78% ha un' età inferiore ai 30 anni, ed incassano in media circa 12,50/12,80 euro lordi l' ora. Si tratta nel 50% dei casi di studenti, che cercano di mantenersi mediante un lavoretto che consenta loro di dedicare tempo allo studio, dato che la caratteristica peculiare di questo tipo di prestazioni è l' occasionalità, ossia la flessibilità. Il 33% possiede già un impiego, il quale tuttavia garantisce introiti modesti che vengono arrotondati svolgendo la mansione di fattorino. Per il 17% invece questo mestiere costituisce l' unica occupazione (dati della Fondazione Rodolfo Debenedetti). Leggi anche: Danilo Toninelli, il grillino moroso Si era proposto quale nume tutelare dei riders il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ed essi si erano quasi illusi, grazie alla moine, ai proclami nonché ai modi melliflui e fintamente risoluti del vicepremier, che finalmente fosse arrivato il salvatore, colui che avrebbe colmato quel vuoto normativo che esiste in materia e condanna i fattorini allo sfruttamento e alla mancanza di tutele certe ed assicurate. Queste ultime sarebbero dovute essere inserite nel decreto su Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, ma poi non se ne è fatto un bel niente. E ciò aveva scatenato le ire degli interessati, i quali si sono sentiti presi per i fondelli. PAROLE, PAROLE A fine aprile scorso il presunto capo dei Cinquestelle (quello effettivo è sempre e solo Davide Casaleggio), forse per rasserenare gli animi in vista delle imminenti elezioni europee, si è spinto oltre dichiarando solennemente: «La norma sui rider è pronta. Sarà inserita nella legge sul salario minimo che è in discussione in questi giorni al Senato. Se potremo, proveremo a farla diventare legge anche prima, inserendola nella fase di conversione del decreto Crescita. Ci avevamo già provato nel decreto sul reddito di cittadinanza, ma la norma era stata esclusa per estraneità di materia. Inoltre un disegno di legge ad hoc richiederebbe troppo tempo». Parole che suonano come giustificazioni, l' ennesimo tentativo del ministro di arrampicarsi sugli specchi al fine di fornire alibi alla sua inconcludenza. Ma perché la norma, che era un cavallo di battaglia di Luigino fin dal principio, ossia da quando fu designato alla guida del dicastero del Lavoro e dello Sviluppo Economico, non è stata approvata subito? Lo spiega egli stesso: «Non è stata varata subito perché prima di approvarla abbiamo voluto provare la strada della concertazione, facendo sedere attorno ad un tavolo le aziende di food delivery, le associazioni dei riders e le parti sociali, ma le divergenze non ci hanno permesso di approdare alla sottoscrizione di un accordo». Era il 7 novembre scorso quando si tenne questa sorta di riunione. E tutto è rimasto cristallizzato come allora. Certo, «potevamo fare prima», ammette Gigino, che aggiunge «tuttavia una norma molto specifica ed innovativa va approvata con attenzione». E sempre a fine aprile Di Maio aveva fatto un' altra promessa da marinaio: «Presto quei ragazzi potranno finalmente essere definiti lavoratori e non sfruttati». Ecco i punti cardine del suo progetto: copertura Inail per gli infortuni, migliore contribuzione Inps che superi la gestione separata e divieto di retribuzione a cottimo. Poi si sa che Gigino ha avuto poco tempo per dedicarsi ai riders, da lui stesso definiti «vittime della precarietà», era troppo impegnato a rivoltarsi contro l' alleato di governo, ad indignarsi per la vicenda Siri, riguardante il sottosegretario leghista indagato e costretto alle dimissioni, e poi a fare i conti con la clamorosa perdita di consensi, che nel giro di un anno si sono dimezzati. PAGAMENTI Alla luce di questa stasi, è inquietante rilevare che Deliveroo, una delle piattaforme del food delivery che il ministro del Lavoro convocò lo scorso novembre per trattare condizioni lavorative migliori a vantaggio dei riders, è diventata poi sponsor del doppio evento sull' e-commerce organizzato dalla Casaleggio Associati il 16 aprile a Milano e l' 8 maggio a Roma. Insomma, Deliveroo ha finanziato l' azienda del presidente nonché tesoriere dell' Associazione Rousseau da cui dipende il M5S, i cui eletti - tutti - versano nelle casse dell' Associazione stessa 300 euro dei loro stipendi ogni mese. Se una simile situazione riguardasse la Lega si griderebbe allo scandalo, si parlerebbe di «vergognoso conflitto di interessi». Come possono i cinquestelle perorare con forza la causa dei riders se il loro sovrano Davide Casaleggio prende soldi da una delle aziende che li sfrutta? Si dice che il finanziamento sia stato, in fondo, esiguo, tra i 5 ed i 10 mila euro. Ma se fosse ammontato anche a soli 100 euro, la sostanza non sarebbe cambiata. I grillini pretendevano di impartire lezioni di morale a chiunque e si sono rivelati nient' altro che un gigantesco bluff. di Azzurra Barbuto

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