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Lega-M5s, il governo non cade nel giorno del decreto Sicurezza: tutto merito di Fi eFdi

Caterina Spinelli
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Che il governo debba superare sul decreto Sicurezza quota 161 per stare in piedi non sta scritto da nessuna parte. Se si considera il lungo elenco di decreti legge e la conseguente valanga di voti di fiducia, si registra una media di 151 voti a favore della maggioranza. Un numero al di sotto dei 171 voti incassati lo scorso anno dal governo Conte, ma ancora sufficiente a garantire tranquillità. E così Matteo Salvini può pensare che qualcosa di positivo potrebbe avvenire nel cruciale (per la tenuta del governo) lunedì 5 agosto. Fino ad ora - ricorda Il Messaggero - a palazzo Madama sono stati ottenuti, solo nell'ultimo mese, tre voti di fiducia, compreso quello che il governo si appresta ad incassare sul decreto Sicurezza-bis. Leggi anche: Lega-M5s: i cinque senatori che decreteranno le sorti del governo I senatori grillini dissidenti potrebbero optare per l'uscita dall'aula. Idem gli eletti di Fratelli d'Italia sperano ancora di unirsi alla maggioranza e quindi non votare la fiducia. Forza Italia, che promette di votare contro, è alle prese con la sottosezione pro Giovanni Toti (amica di Salvini) e medita l'astensione. Insomma, se si pensa che la legge di Bilancio dello scorso anno è passata al Senato con 151 voti, la possibilità che la maggioranza ottenga un sì non è poi così remota. Se si osservano i numeri delle opposizioni - prosegue Il Messaggero - si comprende ancora meglio quanto ampio sia lo scarto. 54 voti in più per la maggioranza solo nell'ultimo voto di fiducia che il Senato ha dato al decreto Crescita. Offrire però una narrazione di precarietà della maggioranza e del governo può servire a Salvini, che forte del 39% non aspetta altro che andare al voto. Non può dire lo stesso l'alleato Luigi Di Maio, alle prese con una guerra interna in cui il suo stesso ruolo è messo a dura prova. 

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