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Matteo Salvini, sms ai suoi dopo il voto-Tav: "Non partite per le ferie". Poi il giallo: nessun messaggio

Davide Locano
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La spaccatura al governo probabilmente non è mai stata così clamorosa. Certo, le tensioni crescono da mesi, ma di fatto Lega e M5s non si erano mai divisi palesemente in aula, così come accaduto con le mozioni sulla Tav. Approvate tutte quelle a favore dell'alta velocità, bocciata quella dei grillini contraria. Luigi Di Maio e compagni sconfitti ancora. Ma ad essere messo in discussione è ovviamente il governo. Lo ha confermato prima del voto il capogruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo, evocando "gravi conseguenze" in caso di voto contrario dei pentastellati. Dopo il voto ci si è buttato a pesce anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ha chiesto a Giuseppe Conte di salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni "perché la maggioranza non esiste più". E il fatto che la tensione sia alle stelle, anzi a livelli di guardia, lo conferma anche quanto rivelato da Corriere.it. Dopo il voto, infatti, qualche incauto senatore leghista avrebbe mostrato ai colleghi delle opposizioni un messaggio spedito da Matteo Salvini in persona alla chat che comprende tutti i parlamentari della Lega, compresi i deputati. Un messaggio brevissimo, ed emblematico: "Non allontanatevi per le ferie", raccomandava ai suoi. Crisi di governo imminente, insomma? Possibile, anche se in verità non così probabile (anche Sergio Mattarella, riferiscono retroscena di stampa, ha chiesto massima reperibilità ai suoi collaboratori, per affrontare un'eventuale crollo dell'esecutivo). L'agenzia di stampa LaPresse e fonti leghiste, però, hanno smentito che quel messaggio sia stato inviato. Leggi anche: Salvini, in mattinata l'improvviso cambio di programma Per certo, nel caso in cui Salvini avesse davvero chiesto ai suoi di non partire per le vacanze, sarebbe perché ora tutto è possibile. Definire la situazione "spinosa" sarebbe un eufemismo. Ma, ad ora, l'ipotesi più accreditata è che questo ennesimo e macroscopico intoppo si risolva con le dimissioni di Danilo Toninelli, invocate da tempo dalla Lega e dal ministro dell'Interno, rese ora quasi inevitabili dal voto sulla Tav di oggi, con cui il grillino titolare delle Infrastrutture - dopo aver insultato in mattinata Salvini - è stato nei fatti sfiduciato. E se Toninelli saltasse, va da sé, i parlamentari leghisti farebbero bene, comunque, a rendersi reperibili.

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