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"Non ci fidiamo dei 5 stelle". La rabbia degli imprenditori del Nord: hanno lasciato un disastro

Cristina Agostini
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Per conquistare la fiducia dell'imprenditoria del Nord, le forze politiche che dovessero eventualmente comporre un nuovo governo dovrebbero evitare nuove promesse ma dimostrare «far seguire alle parole i fatti» dopo che l'esecutivo uscente «dal punto di vista industriale ed economico è stato un disastro». A dirlo, al telefono con Agi, Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, una delle principali "territoriali" di viale dell' Astronomia. «Non mi fido più di loro perché vorrei che alle parole seguissero ai fatti», dice rispondendo a una domanda sul "decalogo" del leader politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. «Adesso partiranno con le promesse su tutto, ma devono parlare meno e fare le cose: l' autonomia hanno dimostrato di non volerla fare. Dire che i risparmi devono andare in un fondo di perequazione nazionale vuol dire non farla», osserva Vescovi. Più in generale, aggiunge, «dovrebbero dimostrare molto. Vorrei risposte chiare su Alitalia, che a nostro modo di vedere va chiusa, vorrei avere una risposta chiara sull' Ilva, partita che non è sbloccata e che temo finisca male, vorrei avere una risposta chiara sulla gronda di Genova dove c' è l' ennesima analisi costi-benefici. La Tav è una partita archiviata o ci inventiamo qualche altre sciocchezza per bloccarla?», si chiede Vescovi. Leggi anche: "Non siamo minorati mentali". Orgoglio Giorgetti, come asfalta l'inciucio Di Maio-Zingaretti «Senza entrare nella disputa politica, che è il loro mestiere e non il nostro, l'ex ministro Carlo Calenda aveva una politica industriale basata su incentivi automatici, senza meccanismi complicati, ed era di grande presenza nelle delegazioni estere, mentre Di Maio delegava sempre il sottosegretario Geraci. Calenda era anche una presenza costante in tutte le situazioni di crisi aziendali. Non ne faccio una questione personale», conclude, «ma dal punto di vista industriale ed economico il governo che si è chiuso è meglio che si sia chiuso perché sono stati un disastro».

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