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Teresa Bellanova, il piano pro-immigrazione: porti aperti per avere più manodopera nei campi

Davide Locano
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Su Libero di sabato 7 settembre, Vittorio Feltri ha difeso il neo-ministro dell'Agricoltura, la piddina Teresa Bellanova, per gli attacchi e le offese ricevute sia per il look sfoggiato al Quirinale, sia per il fatto di avere il diploma di terza media. Il direttore ricordava come, nel caso, gli attacchi saranno giustificati per le sue mosse politiche. E la Bellanova, a tempo record, offre validissimi motivi per essere criticata. Lo fa in un'intervista concessa a Repubblica, in cui premette di trovarsi al ministero "per le amiche braccianti che non hanno una vita". Già, perché la Bellanova la bracciante la ha fatta davvero, e ricorda: "Io ho perso amiche di 17, 18 anni che sonno morte negli incidenti dei pulmini dei caporali, nei campi. Non hanno avuto le opportunità che ho avuto io". Leggi anche: Annalisa Chirico in difesa di Teresa Bellanova Poi, quando le chiedono a quali provvedimenti pensa di attuare, spiega: "Dobbiamo semplificare la vita agli agricoltori e rafforzare le filiere made in Italy. Occorre contrastare l'illegalità del caporalato e dello sfruttamento degli immigrati. La legge contro i caporali funziona nella parte repressiva, ma è alla prevenzione che bisogna puntare", sottolinea. E fin qui, tutto bene. Peccato che poi aggiunge: "Poi c'è la regolamentazione dei flussi di migranti, essendoci fabbisogno per il lavoro agricolo". Ed è qui che casca l'asino: insomma, la Bellanova vuole riaprire i porti per permettere agli africani di arrivare in Italia per lavorare nei campi. Certo, pur "contrastando l'illegalità del caporalato". Ma quale sia il vero piano della Bellanova appare, sin dal principio, piuttosto evidente.

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