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Sottosegretari, la lista c'è. Mercato Pd-M5s, il retroscena: "Urla nei bagni e divanetti bollenti"

Giulio Bucchi
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Partita chiusa sui sottosegretari. Pd e M5s hanno trovato l'intesa sulle 42 poltrone da spartirsi, per la disperazione del premier Giuseppe Conte che si aspettava la lista già un paio di giorni fa. Ha dovuto aspettare, l'avvocato, e il giuramento dovrebbe avvenire entro venerdì sera. D'altronde, spiegano vari retroscena incrociati, si è assistito al solito dramma politico-umano, con candidati nominati, silurati, pugnalati, dimenticati. Una "fiera degli strapuntini", commenta sarcastico il Fatto quotidiano. Poltrone di secondo piano rispetto ai ministeri, magari un semplice contentino per i trombati eccellenti, ma pur sempre poltrone.   Leggi anche: Sottosegretari, c'è anche Fiano. Feltri brutale in diretta: "Schifezza", glielo dice in faccia "Se rinviamo alla prossima settimana chissà che casino succede", era lo sfogo di un big del Pd alla Camera, riportato dal Fatto, nelle ore-clou della trattativa. Martedì pomeriggio, in Senato, mentre "in aula si discute della fiducia al governo alla presenza di Conte - scrive il quotidiano diretto da Marco Travaglio - dietro una porta al primo piano, vicina ai bagni quindi non così remota, i grillini delle commissioni Bilancio e Finanze delle due Camere si accapigliano sui nomi per il ministero dell'Economia". Un derby grillino, tra Laura Castelli e Stefano Buffagni, che rischia di spaccare il Movimento. Luigi Di Maio è assediato dai parlamentari che chiedono di ricordarsi di loro. Scene di ordinario delirio. "Martedì sera in una riunione alla Camera con i capigruppo delle commissioni il tesoriere Sergio Battelli, dimaiano, sbraita: Luigi vi aveva chiesto 5 nomi per ogni commissione, cosa sono queste liste di dieci persone?". Nel Pd "divanetti bollenti" tra indiscrezioni, conciliaboli e promesse mantenute (o meno). Dura non chiamarlo il governo delle poltrone, ma in fondo è la solita politica.

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