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Matteo Salvini va da Giorgia Meloni: "Cacciamo tutti i venduti", chi finisce nel mirino

Davide Locano
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Dopo la prova della piazza “tricolore”, con cui ha battezzato la coalizione No Conte, per Giorgia Meloni sarà la spada di Atreju ad indicare anche quest'anno le coordinate, lo spirito e gli obiettivi polemici della nuova stagione. Una “Sfida alle stelle” - tributo marinettiano ma anche richiamo al centenario dell'impresa di Fiume di D'Annunzio – lanciata non a caso a Giuseppe Conte e accettata sportivamente dal premier che sarà uno degli ospiti di punta della ventiduesima edizione che partirà venerdì 20 all'isola Tiberina di Roma. «Noi lo avevamo invitato quando era a capo del precedente governo», ha spiegato ieri alla presentazione la leader di FdI, per la quale il giudizio sull'ex avvocato del popolo «resta negativo, ma rispetto il fatto che abbia deciso di venirsi a confrontare con la platea Atreju». Leggi anche: Giorgia Meloni invita Giuseppe Conte ad Atreju Se il Conte-bis rende ancora «più adatto» il titolo della kermesse, è il sottotitolo che rivela quale sarà il lievito della sfida: l'Italia che pensa in grande. «Nonostante la situazione politica per noi non buona, vogliamo raccontare che FdI può essere l'alternativa di speranza», ha sottolineato la Meloni, la quale, proprio per rivendicare la vocazione sviluppista del suo progetto politico, ha scelto di stanare le contraddizioni di Pd e 5 Stelle (chiamati – dopo la sbornia della spartizione di poltrone – a dare risposte con la legge di Bilancio), mettendo attorno a un tavolo tutte le associazioni del mondo della produzione: da Confindustria a Coldiretti. Atreju sarà anche laboratorio per fare il punto su una coalizione di centrodestra che va «ristrutturata» sui temi e sulle regole in vista dell'operazione reconquista che partirà proprio con le Regionali. A definire l'Italia «che sarà» arriverà venerdì il segretario della Lega Matteo Salvini, già salutato con un «bentornato a casa» - ossia nella coalizione di centrodestra – dalla Meloni proprio in piazza Montecitorio. Lui, Salvini, ieri ha commentato duramente la scissione di Renzi: «Prima incassa posti e ministeri, poi fonda un “nuovo” partito per combattere Salvini. Che pena, cosa non si fa per salvare la poltrona... Il tempo è galantuomo, gli italiani puniranno questi venduti». Il leader leghista, in una diretta Facebook, si è poi rivolto a «cittadini, sindaci, governatori, italiane e italiani liberi» per ufficializzare il luogo della grande manifestazione di sabato 19 ottobre: «La bellissima piazza San Giovanni». Lì ci sarà la terza tappa «per costruire un futuro fondato sul lavoro, sulla sicurezza, sull'onesta e sulla libertà». Tornando ad Atreju, ci sarà pure Forza Italia, con Antonio Tajani chiamato a sua volta ad indicare il posizionamento del partito, mentre Giovanni Toti e Giancarlo Giorgetti saranno impegnati nel tavolo delle riforme assieme a Graziano Delrio e Fabio Rampelli. La tre giorni, come ha tenuto a precisare ancora la sua madrina, sarà anche l'occasione per «parlare di Bibbiano»: un controcanto alla “rimozione” dei 5 Stelle avvenuta una volta stretta l'intesa proprio con il partito indicato per mesi da Di Maio & co come responsabile politico dello scandalo degli affidi. Se il parterre nazionale è ricco, quest'anno Atreju si caratterizza per la proiezione internazionale, «una risposta plastica – assicura la Meloni - a chi dice che saremmo isolati...». Si parte sabato con l'ospite d'onore: Viktor Orbán. Il premier ungherese – entrato già in aperta polemica con il governo Conte bis sull'immigrazione - «sarà il primo capo di Stato estero a partecipare ad Atreju», ha spiegato l'ex ministro lieta di avere «un protagonista così importante, con il quale condividiamo molte sfide all'interno dell'Ue». Prima dell'intervento conclusivo di Giorgia, in programma domenica, spazio ad altri tre ospiti: il leader di Vox, lo spagnolo Santiago Abascal, il presidente di Forum voor Democratie Thierry Baudet e il presidente di Acre Jan Zahradil. di Antonio Rapisarda

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