Matteo Salvini, i dati gli danno ragione: con i porti chiusi, dimezzati i morti nel Mediterraneo
Toh: quel razzistaccio di Salvini alla fine aveva ragione. Meno partenze, meno morti in mare. La politica dei porti chiusi a difesa dei confini nazionali, degli italiani e della stessa vita dei migranti. Il buonsenso contro il finto buonismo dell' accoglienza indiscriminata portata avanti per anni dalla Sinistra. Il rigoroso rispetto delle regole come risposta al business dell' immigrazione selvaggia. Salvini, oltre a subire i continui attacchi dei compagni, è stato dipinto da una parte della Chiesa come Belzebù in persona. Gli hanno dato (e gli danno ancora) del fascista. Lo hanno definito «il ministro della malavita». Ora però i numeri dicono tutt' altro. Leggi anche: Salvini inchioda Toninelli: "Talmente genio che il M5s lo ha trombato" Ieri l' Organizzazione internazionale per le migrazioni ha reso noto che dall' inizio dell' anno al 18 settembre il numero di morti registrati sulle tre principali rotte del Mediterraneo è diminuito del 52% rispetto allo stesso periodo del 2018. In questi nove mesi i decessi sono stati 953, ancora troppi, purtroppo, ma l' anno scorso a questo punto - Salvini aveva preso posto al Viminale soltanto a giugno - erano stati 1.839. Anche le partenze sono calate: in questo caso siamo a -20%. In Europa dal primo gennaio sono arrivati via mare 63.417 migranti: l' anno scorso erano stati 78.372. Grecia e Spagna hanno registrato rispettivamente 32.767 e 16.894 sbarchi, ossia il 78% del totale. L' Italia 6.570, Cipro 4.926 e Malta 2.260. LA FORZA DEI NUMERI Dal 16 agosto, sempre stando ai dati dell' organizzazione con sede a Ginevra, sulle coste del Mediterraneo sono sbarcate quasi 20 mila persone. Parte della responsabilità di quest' esodo, si capisce, ce l' ha il governo Grillo-Zingaretti che ha subito lanciato un chiaro messaggio alle Ong e agli scafisti: venite pure, è tornato tutto come prima. A livello internazionale è una gara a chi ci prende in giro di più. Macron, lo stesso dei respingimenti a Ventimiglia e dei richiedenti asilo scaricati a casa nostra dalla gendarmerie, è venuto a Roma a dirci che sul fronte migranti la Francia farà la sua parte. L' indomani anche Steinmeier, l' omologo tedesco, ha raggiunto la capitale per dare voce a nobili propositi: la Germania, ha assicurato, sarà in prima linea nella redistribuzione dei richiedenti asilo. Parigi e Berlino, ora che Salvini non siede più al Viminale, si sfregano le mani. Il governo spagnolo invece è stato molto più sincero. In buona sostanza ha affermato che del nostro problema coi migranti se ne frega altamente e che non aderirà al sistema di redistribuzione caldeggiato da Francia e Germania, ossia quello di accogliere una quota di persone soccorse in mare dalle Ong. IL FRENO SPAGNOLO Secondo quanto riportato dal quotidiano El Pais, Madrid concorda sull' esigenza di trovare una linea comune a livello Ue per gestire gli sbarchi e la presa in carico dei migranti, ma allo stesso tempo il ministro dell' Interno Marlaska non accetta che vi siano differenze tra le persone trasportate dalle Ong e quelle soccorse dalla Guardia Costiera. Per Marlaska poi vanno coinvolti tutti i Paesi dell' Ue e non solo alcuni. Il rappresentante dell' esecutivo socialista ha incontrato l' omologa Lamorgese al Viminale dopo aver ignorato Salvini per 14 mesi. «C' era molta meno sintonia di quella che trovo ora con questo nuovo governo» ha dichiarato il ministro spagnolo a La Stampa. Alla domanda «che differenza nota?» la risposta è stata: Lamorgese è persona competente, conosce perfettamente questi temi». Una stoccata a Salvini, anche se i numeri danno ragione al leader leghista. di Alessandro Gonzato