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Matteo Salvini a capo della rivolta anti-governo: le piazze piene che spaventano Giuseppe Conte

Davide Locano
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Salvini magari non se n' è accorto (o se n' è accorto troppo), ma il ritorno all' opposizione gli sta facendo bene. Gli sta facendo tornare lo spirito di Braveheart: la spada del referendum e delle «elezioni al popolo» volta al cielo, i colori selvaggi della battaglia dipinti in viso, la galoppata ardita nelle piazze d' Italia a riconquistare l' onore perduto. Il tutto fatto alla garibaldina, in nome non più delle Padania ma del popolo italiano. Alè. Ecco, magari la narrazione della Lega fuori dal Palazzo può risultare un tantino romanzesca. Ma la strategia di «piazza continua», dell' inesausto giro dei campanili italiani contro i «traditori» del M5s inopinatamente alleatosi col Pd, be', è una strategia che minaccia di funzionare assai. «Tutta Italia si sta mobilitando contro questo governo che non ha nessuna presa sul consenso popolare. Domenica scorsa abbiamo fatto straripare di gente il prato di Pontida, il 19 ottobre confidiamo di essere ancora di più a Roma, mentre non si contano le singole iniziative di piazza: ad Aosta, Trieste, Bergamo, Parma, Napoli, Lecce». Così il segretario leghista, intervistato dal quotidiano Milano Finanza, descrive dettagliatamente il suo progetto di opposizione. Un progetto molto pop. Che evoca la furia della nemesi storica e titilla le viscere della marea di simpatizzanti ed elettori ora richiamati, in una lotta epica, alla prossima adunata del 19 ottobre a Roma in piazza San Giovanni. Sarà la sfida della Lega al governo «inviso al popolo», e proprio nel sacro tempio della sinistra che qui celebra da sempre il suo 1° maggio. PAROLA AGLI INGANNATI E, prima e dopo San Giovanni, ci saranno i 1.000/1.500 gazebo sparsi «tra Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna». Ossia in quei luoghi, secondo gli strateghi leghisti della comunicazione (che poi è Salvini stesso), dove gli elettori sono stati bellamente ingannati; e sono rimasti «ostaggio delle scissioni interne al Pd e alle polemiche sulle poltrone. Possono scappare e rimandare le elezioni quanto vogliono: prima o poi i cittadini potranno votare e dopo decenni la Regione sarà liberata». Innegabilmente Renzi stesso, con la sua scissione dal Pd, ha fatto un favore al suo avversario simmetrico: ha dimostrato a Salvini che la strategia - eccelsa nel caso dell' uomo di Rignano - della conquista delle poltrone ad ogni costo è il solo collante dell' attuale gente di governo. Sicché, adesso, l' espediente narrativo ottimale per attizzare gli animi torna ad essere, nella tradizione del Carroccio, proprio il ricorso alla grande mobilitazione di popolo. Mobilitazione a cui segue sempre una dichiarazione accecante che consenta a Salvini di finire comunque sui giornali o nei Tg, che si tratti di un attacco personale, di uno slogan politico, o di una sparata istituzionale; e la sparata più intelligente è stata, fin qui, la richiesta del referendum che abolisca la quota proporzionale della legge elettorale quando tutti gli altri, i nemici, premono per il proporzionale puro. Si prospetta un nuovo autunno caldo delle piazze, insomma. Però qua, ad occhio, non si tratta delle piazze piene di Nenni, quelle della sinistra comunista del '48 a cui però seguivano le urne vuote; no, qui i sondaggi elettorali tornano a ribollire a favore di Salvini che passa dal 31% al 34% in una settimana, dopo il tuono di Pontida. E un segnale preoccupante per il governo in carica è che, per esempio, tutte le manifestazioni di piazza delle Cgil di questi giorni, comprese quelle per il clima, sono passate quasi inosservate. E i 5Stelle non riuniscono più una folla degna di questo nome dall' ultimo discorso pubblico preelettorale di Di Maio a Roma, che pure, in quanto a presenze, fu abbastanza desolante. A proposito di Di Maio: è lui l' anello debole del governo. IL MINISTRO VINAVIL Salvini, in questi giorni è nell' attesa del match nella piazza televisiva di Porta a porta con l' altro Matteo, il Renzi che comunque, per paradosso, rimane l' avversario eterno e prefetto, e per certi versi più degno d' essere combattuto. Ma, nello stesso tempo, il capo della Lega sta trasformando proprio Di Maio, l' ex «amico», nel suo punching ball personale, nell' argomento di sfottò preferito delle sue feste della piazza reale. Di Maio è l' uomo del «governo poltrone e sofà», «governicchio del tradimento», «nato con la truffa»; è il «ministro Vinavil, attaccato alla poltrona, che ora lavora a inciuci in Umbria, Calabria ed Emilia Romagna». È la miccia delle protesta; ad invocarlo la piazza salviniana insorge, plaude, inneggia, s' inebria. I sondaggi indicano nuovi travasi di voto popolare tra quel che rimane del M5S e la Lega; e Salvini quei sondaggi li legge con avida noncuranza. Non è un caso che Grillo, sul suo blog torni con forza a contrattaccare sul leghista: «Deve crescere i toni ed accelerare l' arroventamento degli animi di tutto lo scontento possibile. Cercherà di trasformare ogni valle del Paese in una piccola Pontida. Non gli basteranno tutti i primogeniti d' Italia per le sue celebrazioni deliranti». Un attacco che, dalla Lega, è inteso come un' espressione di paura. Bandiera verde la trionferà, urlano i tifosi del Capitano. Comunque vada, sarà un spettacolo molto democratico riproduzione riservata. di Francesco Specchia

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