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Paolo Becchi, il retroscena sulla notte del ribaltone giallo-rosso. Le mosse del Colle e di Giuseppe Conte

Cristina Agostini
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«A luglio, tra il 22 e il 25, quando il rapporto tra Salvini e Di Maio si era interrotto, Becchi era riuscito a convincere entrambi a proseguire, ora però la situazione si è fatta molto più difficile, ma lavorando sottotraccia individua - attraverso diretti contatti con Di Maio e Salvini a partire dal 15 agosto - una soluzione che converrebbe a entrambi: Di Maio a Palazzo Chigi al posto di Conte, questi a Bruxelles come Commissario europeo e Salvini al ministero dell' Interno, con un leghista al ministero dell' Economia al posto di Tria. La soluzione può funzionare e conviene a Di Maio, ma anche a Salvini visto che piazzerebbe uno dei suoi - probabilmente Giorgetti - in Via XX Settembre. Il fatto è che Salvini e Di Maio riprendono il 22 agosto a dialogare attraverso la mediazione di Becchi iniziata il giorno di Ferragosto. Molti ritengono che una riedizione del governo giallo-verde, visto che la crisi l' ha aperta Salvini col deposito in Senato della mozione di censura, non sia praticabile. Ma non è così. Tutte le crisi di governo del periodo repubblicano, se non sfociate nella decisione del capo dello Stato di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, si sono risolte sempre tra gli stessi partiti che componevano la maggioranza di governo, o quantomeno tra quelli più importanti. Becchi comunque insiste e le trattative proseguono. Di Maio con grande sofferenza segue quella col Pd - è una persona onesta e sa benissimo, in cuor suo, che sta tradendo Gianroberto Casaleggio, che lo aveva politicamente lanciato - e si dichiara disponibile a riprendere un percorso con Salvini, dopo un segnale di apertura di quest' ultimo con la proposta di sostenere il leader politico del Movimento come capo del nuovo esecutivo. Appare chiaro che il contatto tra Salvini e Di Maio c' è. Di Maio chiede esplicitamente che Salvini si faccia avanti indicando al presidente della Repubblica le sue intenzioni, vale a dire Di Maio presidente del Consiglio del nuovo governo giallo-verde. (...). Domenica 25 agosto. Salvini telefona al presidente della Repubblica che però è in volo, di ritorno da Fivizzano (Massa Carrara) (...). Il capo dello Stato richiama Salvini, che gli comunica l' intenzione di voler proporre Di Maio presidente del Consiglio di un governo sostenuto dalla stessa maggioranza 5 Stelle-Lega. Siamo poco dopo le 17. La risposta di Mattarella è evasiva. Leggi anche: "Per Di Maio è stato straziante", Vespa a bomba su Renzi-Salvini. Il retroscena dalla Annunziata Se il presidente abbia tenuto per sé la telefonata o abbia informato il diretto interessato (Di Maio), e cosa gli abbia detto, non lo sappiamo. Così come non sappiamo se, invece di chiamare Di Maio, abbia chiamato Zingaretti o qualcuno molto vicino al segretario Dem. Tutto ciò resterà senza risposte. Fatto sta che il giorno successivo, lunedì 26 agosto, il Pd apre d' improvviso al M5S sul nome di Conte come presidente del Consiglio, mentre ancora il giorno prima Zingaretti non era d' accordo sul nome di Conte perché non garantiva "discontinuità". (...) Tant' è vero che Repubblica lunedì 26 agosto apre col seguente titolo: "Fumata nera, futuro grigio". (...) Questi i fatti. È successo qualcosa tra la sera di domenica e la mattinata di lunedì che ha impedito una riedizione del governo 5 Stelle-Lega con Di Maio premier, e l' apertura repentina del segretario Dem sul nome di Conte nella mattinata di lunedì lascia adito ad alcune perplessità sul ruolo che ha svolto il Colle in questa crisi di governo. Sin dall' inizio il presidente della Repubblica aveva scartato una riedizione del governo giallo-verde. Non era nei suoi piani: bisognava fare un nuovo centrosinistra e mettere paura alle forze politiche ventilando la possibilità di nuove elezioni che avrebbero favorito la vittoria della Lega. Questo però significa fare politica attiva e non essere più neutrali. Mattarella doveva cercare una maggioranza, non necessariamente la maggioranza tra M5S e Pd, escludendo per principio l' altra possibilità, che per qualche giorno era diventata molto concreta. Ma in tutto questo, che ruolo ha svolto Giuseppe Conte? Nessuno che abbia indagato veramente a fondo da dove sia saltato fuori questo personaggio: gode della protezione del Vaticano e dei poteri forti, sulla sua carriera accademica si è sorvolato, su quella professionale pure. Soprattutto non si è indagato sull' intreccio tra attività professionale e carriera accademica. (...) Ora nessuno parlerà più di vecchie storie concorsuali, è diventato un intoccabile, troppo bene accreditato tra i leader europei e gode del sostegno dell' amministrazione americana. Una tela che l' ex "avvocato del popolo" ha tessuto con pazienza alle spalle di Di Maio e Salvini, finiti per il momento all' angolo». di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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